A cura di Symbola. Coordinamento scientifico di Domenico De Masi – Presidente comitato scientifico Symbola.
A cura di Symbola. Coordinamento scientifico di Domenico De Masi – Presidente comitato scientifico Symbola.
“Non mi piace dar mano che a lavori puliti, vergini, matematici, come si deve; qualcosa che cominci regolarmente dal principio, nel mezzo sia alla metà, e alla fine sia concluso”
HERMAN MELVILLE, Moby Dick
Una categoria sfuggente
La ricchezza complessiva del pianeta cresce mediamente del 3% ogni anno. Su sei miliardi di esseri umani, un miliardo dispone di un reddito annuo pro-capite che supera i 20.000 dollari. La scolarizzazione è sempre più diffusa ed elevata. I mass media ostentano quotidianamente le immagini del benessere e del lusso. Insieme all’emotività, alla soggettività, all’estetica, all’etica, all’androginóa, la qualità della vita emerge come valore primario per tutti coloro – e sono tantissimi – che intendono anticipare il paradiso qui ed ora, senza attendere un incerto premio ultraterreno.
Nella recente società industriale prevaleva il bisogno dell’omologazione, eccitato e nutrito dalle mode. Nell’attuale società postindustriale prevale il bisogno della distinzione, eccitato e nutrito dai prodotti “di qualità”.
Tuttavia la “qualità” resta una categoria sfuggente. Come e pi£ della bellezza, dell’utilità, della bontà, della verità: perché ingloba e sintetizza tutte queste virtù, accollandosi l’ambiguità di ciascuna di esse.
Possiamo affermare con sufficiente obiettività che un tavolo è quadrato; pi£ difficile è dire che quel tavolo è utile; ancora pi£ difficile è dire che quel tavolo è bello; difficilissimo dimostrare che quel tavolo “è di qualità”.
Pi£ della bellezza, della verità, della bontà, la qualità è un sistema di attributi ognuno dei quali deriva da un sistema di fattori. Diciamo che una poltrona “è di qualità” perché la sua struttura è solida, la sua pelle è morbida, il suo profumo è gradevole, la sua forma è attraente, la sua seduta è comoda, il suo design è classico. Ma diciamo che quella poltrona è “di qualità” anche perché esibisce una marca prestigiosa; resta esposta in un lussuoso negozio del centro, dove le commesse sono eleganti, cortesi e competenti; è reclamizzata con sapiente pubblicità sulle riviste patinate; è inclusa nella scenografia di un talk show di grande richiamo; è garantita da un testimonial prestigioso; compare nell’abitazione di un famoso critico d’arte riprodotta in una autorevole rivista d’arredamento; costa il triplo di ogni analoga poltrona, è garantita per l’eternità.
Difficile misurare in che percentuale ciascuno di questi fattori contribuisce alla “qualità” complessiva dell’oggetto, cosó come è difficile spiegare perché mai La Gioconda resta il quadro pi£ noto e ammirato del mondo.
Stessa cosa vale per un vino Sassicaia, per un formaggio parmigiano, per un’auto della Ferrari, per un abito di Cappucci, per una Vanity di Frau, per una lampada di Castiglioni, per un edificio di Renzo Piano, per una locomotiva di Giugiaro.
Ciú non toglie che, nel giudizio estetico, come in quello ancora pi£ complesso della qualità, non tutti i pareri sono uguali perché la competenza, la serietà, l’intuito, la cultura, la formazione di un accreditato sommelier, di un coltissimo esperto d’arte, di un grande gastronomo vanno rispettati molto pi£ di un improvviso successo sul mercato, di una moda inattesa ed effimera, dell’expertise rilasciato da un compiacente millantatore. In altri termini, è bello ciú che piace: non ciú che piace a molti, ma ciú che piace ad alcuni specialisti, votati al culto della bellezza e alla severa formazione del proprio gusto estetico.
La “qualità” è dunque oggetto di due opposte pulsioni: da una parte la consapevolezza che essa non sarà mai definita e imbrigliata entro parametri quantitativi perfettamente misurabili; dall’altra la tentazione e persino la necessità di circoscriverne nel modo pi£ netto possibile i termini, i confini, i fattori, per sfuggire all’inganno della soggettività, della presunzione, della sprovvedutezza, della superficialità, del cattivo gusto.
La nostra ricerca vuole contribuire a questa definizione e ai mutamenti che essa subirà nel prossimo quinquennio sotto l’urto delle oscillazioni del gusto, della globalizzazione, del costo del lavoro, delle innovazioni tecnologiche, della creatività imprenditoriale, dell’impegno istituzionale, del rapido turnover delle professionalità per cui alcune rapidamente declinano ed altre rapidamente emergono.
Introduzione di Domenico De Masi
Una categoria sfuggente
Qualità e Quantità
Doc e Toc
Qualità e lusso
Donatrice di senso
Alla ricerca del PIQ
Premesse teoriche e dimensioni della ricerca
1. La qualità: cosa è, come evolve
Le dimensioni della qualità
Evoluzione del concetto di qualità
Qualità come consapevolezza
Qualità sociale come nuovo welfare?
La relazione curata
2. Ascesa e declino
Politiche e culture
Settori e territorio
Segmenti e nicchie
L’immagine crescente
Il futuro dei brand
Ciclo dei beni-servizi
Vantaggi del posizionamento
Mercati internazionali
Il settore energetico-ambientale
3. La variabile territorio
Dimensione glocale
Una governance per i territori
Il territorio Doc
Territori e innovazione
Delocalizzazione
4. L’apporto di R&S
I campi della ricerca
La ricerca comprata
Sviluppo senza ricerca
5. Ability & Capacity
Rinnovare il vecchio
Ostacoli alla propensione innovativa
Eccellenza innovativa
Rendita e intraprendenza
Copiare creativamente
6. Partnership trasversali
Settori, aree, attori
Il terzo settore
Relazioni internazionali
Circoli virtuosi
Riconfigurazione delle PMI
Politiche redistributive e cooperazione
Il mondo universitario
La partnership con le imprese
7. Le risorse umane
Evoluzione del mercato del lavoro
Qualità e precarietà
Informal e long-life learning
Nuovi professionisti
“Mediatori per le qualità”
Formare alla qualità
Fluxicurity
La classe creativa
Piccolo è bello?
8. Punti di forza
9. Punti di debolezza
10. Opportunità dal contesto internazionale
11. Minacce dal contesto internazionale
12. Metodologia della ricerca
Le fasi della consultazione
Le dimensioni indagate
La composizione del panel
13. Bibliografia essenziale