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In principio Dio creò il cielo e la terra. La parola creatività trae origine dall’atto divino del creare. La sua radice rimanda al sanscrito Kartr è proprio ‘colui che fa dal niente’. La cultura africana addirittura la personifica in Ogun, simbolo del desiderio e dell’istinto di creare, mentre presso i romani assume il significato di crescita. Compare nella lingua italiana nel 1276, secondo De Mauro, o nel 1294, secondo CortelazzoZolli, viene registrata nei dizionari solo nel 1951, ma entra nell’uso comune solo 20 anni dopo.
Ma cosa è la creatività? E’ difficile darne una definizione univoca. Sicuramente rappresenta una attitudine, una predisposizione al cambiamento e alla proattività che si esprime attraverso processi mentali caratteristici: procede per associazioni tra idee, concetti, fatti, e dà origine a nuovi significati, invenzioni, scoperte e prodotti. Capacità propria del genio o di gruppi creativi in cui convivono personalità molto fantasiose (capaci di pensare il nuovo) e personalità molto concrete (capaci di tradurre nella realtà le idee). Lo era il gruppo che si formò attorno alla figura del Fermi e che lo portò al traguardo del nobel; o quello che in Germania si coagulò attorno alla scuola fondata nell’immediato dopoguerra da Walter Gropius, la cui portata risiede nell’aver fatto convergere la creazione artistica con la produzione industriale, unendo cioè il valore estetico di un oggetto, la sua bellezza, con la componente tecnica e funzionale. Molti oggetti del nostro uso quotidiano derivano dalle ricerche di questa scuola. Arrivando ai giorni nostri, i forti cambiamenti in atto, la globalizzazione, l’avvento del web, i segni di crisi del capitalismo novecentesco spingono con forza la domanda di nuovi modelli produttivi. Da questo punto di vista la creatività, è convinzione di molti, può consentirci di affrontare le sfide di una realtà sempre più complessa e di trasformare la crisi dei modelli tradizionali del lavoro, della politica, del tempo libero, della vita familiare e associativa nell’opportunità rivoluzionaria di prendere in mano, su nuove basi, la nostra vita, i fattori produttivi, la tecnologia. Alcuni report per esempio stimano già oggi una capacità di attivazione di ricchezza nel mondo pari al 15% del PIL mondiale. E se paesi come Cina, Corea e Sud Africa stanno puntando sulla creatività, c’è da aspettarsi che la partita del futuro si giocherà su questo campo. Proprio per questo, la creatività, come vedremo in questo breve lavoro, non può essere considerata solo alla base delle produzioni culturali e creative della filiera industriale di cui è emanazione diretta. Oggi, evidentemente, è molto di più. Uno degli errori di prospettiva più comuni consiste nel considerare l’innovazione generata da processi creativi e i diversi ambiti produttivi ed economici come disconnessi tra loro, secondo una compartimentazione che, oramai da molto tempo, non esiste più nei fatti nelle società avanzate. Nella nuova competizione internazionale recede chi non si renderà conto di come competitività, innovazione, creatività siano fattori non solo assolutamente determinanti per il rilancio tanto di imprese quanto di interi sistemi economici.
E in Italia? Un’analisi originale, illustrata nel seguito del lavoro, condotta su ben 86.850 testi in lingua italiana raccolti sul web a livello nazionale, mette in evidenza come solo il 20% di questi testi indichi una relazione tra creatività e valore economico. E che la creatività nell’immaginario viene legata ad ambiti, per la verità non pertinenti, come il patrimonio storico culturale. Eppure nel nostro Paese, dati alla mano, le industrie creative insieme a quelle culturali generano ogni anno valore per 75 mld di euro e danno lavoro a 450mila persone. L’Italia, a differenza di molti altri Paesi, non riesce ancora a sviluppare una strategia e quindi una politica per il rilancio di una economia che abbia come driver proprio la creatività. Rischiando di perdere un’occasione storica.
Con questa prima indagine, insieme a tanti amici che lavorano sul tema, vorremmo rianimare il dibattito attorno a questo asset fondamentale del Paese, e iniziare a collegare luoghi e attori della creatività italiana.

 

Domenico Sturabotti
Direttore Fondazione Symbola

Luca Iaia
Responsabile Nazionale CNA Cultura

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