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 “Fino a oggi, tutti i popoli sono periti per mancanza di generosità: Sparta sarebbe sopravvissuta più a lungo se avesse interessato gli iloti alla sua sopravvivenza. Viene il giorno che Atlante cessa di sostenere il peso del cielo e la sua rivolta squassa la terra. Avrei voluto allontanare il più possibile, evitarlo se si poteva, il momento in cui i barbari dall’esterno, gli schiavi dall’interno si sarebbero avventati su un mondo che si pretende essi rispettino da lontano o servano dal basso, ma i cui benefici sono a loro interdetti. Tenevo a che la più diseredata delle creature, lo schiavo che sgombra le cloache delle città, il barbaro che si aggira minaccioso alle frontiere, avessero interesse a veder durare Roma.
Adriano”
In Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

In questa sua seconda edizione, Coesione è competizione prova a leggere il rapporto tra economia e società unendo lo zoom e il grandangolo. Perché la competitività dell’Italia risiede anche nel welfare delle grandi e piccole imprese, nel rispetto e nella valorizzazione dei lavoratori, nella contaminazione tra valore economico e valore sociale, nella relazionalità; sta nella capacità delle multinazionali tascabili e delle start up di trarre vigore dai territori e dalle comunità e di trainarli nel proprio cammino verso il mondo; nelle dinamiche partecipative e nella cultura della cittadinanza; nelle consuetudini antiche che alimentano parte della sharing economy; nella fitta rete di relazioni strutturali del miglior made in Italy — tra produttori, fornitori, consumatori — alimentate e arricchite anche grazie al web e ai social network che creano nuovi ruoli. Come il consumatore che accompagna l’impresa nel progettare nuovi prodotti anche attraverso il “voto con il portafoglio”, per dirla con Leonardo Becchetti.

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