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La Toscana appare come l’Italia immagino che sia
J.W.Goethe

Con queste parole il grande scrittore tedesco descriveva il suo stato d’animo durante la sua permanenze in Toscana, tappa – fra le tante – del lungo e celebre viaggio compiuto in Italia nel 1740. La Toscana come simbolo dell’intero Paese, suggeriva Goethe, prototipo di quello straordinario intreccio di paesaggi, storia, cultura e tradizioni che da sempre caratterizza l’Italia e ne alimenta l’immaginario collettivo. Sono passati pi di due secoli da allora, e guardando a cosa è diventata la Toscana oggi, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un quadro che, pur mantenendo inalterati i suoi colori originali, si è arricchito di nuove e inedite sfumature, diventando pi complesso e affascinante. Nel viaggio di Symbola attraverso la Regione, è emerso come l’identità della Toscana oggi non sia pi unicamente riconducibile alle sue straordinarie bellezze naturali, alla ricchezza del suo patrimonio artistico, ad un tessuto industriale a vocazione manifatturiera. Accanto alla Toscana dei vigneti, dei casolari, dei piccoli borghi e delle città d’arte, dei settori industriali tradizionali, sta crescendo un’altra Toscana che, di fronte ai cambiamenti determinati dal nuovo assetto dei mercati internazionali, sta cercando una personale via allo sviluppo capace di integrare competitività e coesione sociale, valorizzazione del passato e capacità di innovare.
L’ingresso sui mercati internazionali di nuovi competitors – i giganti Cina ed India – ha portato ad una progressiva polarizzazione fra chi produce qualità e chi, invece, punta sulla quantità, anche a costo di ridurre paghe e diritti. Un terreno, questo, su cui inevitabilmente il sistema Toscana ha fatto fatica a confrontarsi, stretto fra la necessità di stare al passo con i tempi e quella, altrettanto importante, di non perdere la propria identità.
Il momento di crisi, per, ha portato con sé anche nuove opportunità, innescando un processo di rielaborazione che ha spinto la Regione a rivedere il proprio modello di sviluppo e a puntare su quelle caratteristiche che da sempre ne fanno un bell’esempio di soft-economy. Un modello produttivo tutto italiano, dove la competitività è il risultato della somma fra tradizioni produttive, innovazione e cura del capitale umano (i tecnici, le maestranze e le comunità, col loro bagaglio di coesione sociale). Chi è stato in grado di valorizzare questo intreccio ha cominciato a risalire la china. Si tratta di un processo che, come tutti i mutamenti di sistema, si sta compiendo lentamente e altrettanto lentamente sta svelando i suoi effetti. Ma i primi segnali di ripresa iniziano a vedersi. C’è una Toscana che cresce all’ombra della ricerca e dell’innovazione e che ha in Pisa un polo di eccellenza capace di far convergere il sapere accademico delle Università – dalla Normale alla Scuola di Sant’Anna – con il sapere “contestuale” delle imprese e dei territori. C’è un settore produttivo organizzato in distretti industriali a forte vocazione manifatturiera che sta facendo fronte alla competizione asiatica, giocando la carta dell’aggregazione per rete, dell’innovazione e delle produzioni di qualità. Il cambiamento in atto, lontano dai riflettori, sta operando una vera e propria selezione delle imprese e delle produzioni. La Toscana sta progressivamente uscendo dalle produzioni di massa, dove il costo è stato l’elemento forte della competitività, e sta entrando con forza nelle produzioni su misura, realizzate, per, attraverso modelli e organizzazioni di natura industriale. Diventa sempre pi stretto il rapporto fra mentalità industriale e spirito artigianale, come dimostrano molte delle esperienze raccontate. Questo è stato possibile grazie all’allargarsi dei mercati, fattore che ha permesso anche a produzioni di nicchia, come per esempio la concia o la lavorazione della foglia d’oro, di crescere a tal punto da creare imprese dai connotati industriali.
C’è poi la Toscana che sperimenta con successo la strada del turismo sostenibile e di qualità, puntando sulle tradizioni e le tante identità locali che animano il territorio, e costruendo itinerari inediti che incrociano l’agroalimentare, l’artigianato artistico e altri settori produttivi. Piombino, Massa-Carrara ed alcuni distretti rurali come il Chianti sono diventati protagonisti di uno sviluppo locale di qualità, affermandosi come realtà estremamente dinamiche ed innovative in cui la produzione industriale si accompagna ad una fiorente attività turistica.
E’ cresciuta l’area metropolitana di Firenze che – seguendo il modello di “città regione” – raccoglie oggi diverse e molteplici attività. Il capoluogo toscano ha consolidato la sua identità di centro internazionale grazie alla concentrazione di un patrimonio storico – artistico eccezionale che richiama flussi turistici molto rilevanti, ad una forte tradizione produttiva che alimenta l’esportazione verso i mercati internazionali, e alla presenza di un prestigioso sistema formativo. Anche Siena ha visto rafforzare la sua vocazione di centro finanziario e di meta turistica mondiale, ma anche di polo farmaceutico; mentre Lucca sta diventando una realtà industriale plurisettoriale.
C’è poi la presenza di un terzo settore particolarmente vivace e ricco, che è riuscito a integrarsi col sistema di welfare pubblico e ad avvalersi di operatori con alta professionalità, grazie anche ad un humus culturale molto fertile. Tante le esperienze innovative riscontrate, in cui la dimensione sociale si intreccia con quella economica attraverso politiche di rete che vedono la collaborazione di diversi soggetti del territorio, siano essi pubblici o privati.
E’ questa la Toscana che abbiamo voluto raccontare, attraverso la voce dei suoi protagonisti. Le realtà descritte, pur appartenendo a settori diversi tra loro, sono rappresentative delle tendenze precedentemente definite. Si tratta di una selezione di 35 esperienze che per storia, mission, inventiva, lungimiranza, capacità di innovazione di processo e di prodotto, propensione a fare sistema, forte radicamento territoriale, centralità del capitale sociale, qualità dei processi organizzativi, emergono nel panorama imprenditoriale e associativo toscano. Le storie presentate dimostrano che è fondamentale dare priorità alla messa in rete dei saperi, incoraggiando una cultura della qualità.
La qualità è una delle condizioni per partecipare, con strumenti appropriati, alla grande opportunità offerta dal mercato globale. Ad essa per è necessario aggiungere coraggio imprenditoriale, capacità di innovare, una formazione manageriale all’altezza. La ricerca ha monitorato le principali aree produttive e le pi significative esperienze associative e imprenditoriali, individuando quei pezzi di un’economia che funziona nonostante le difficoltà del ciclo economico, i ritardi organizzativi e culturali: tutti fattori che le principali analisi di sistema indicano come veri e propri freni allo sviluppo.
Abbiamo inoltre scelto di raccontare quelle storie ad alto valore tecnologico, esperienze appartenenti a settori cosiddetti maturi che alcuni, fino a qualche tempo fa, davano per spacciati, ma che invece, puntando sulla qualità e l’innovazione, sono tornati ad essere competitivi. Si pensi alla pelletteria , alle calzature, al mobile. Le imprese selezionate confermano il positivo trend delle esportazioni toscane, come dimostrano i dati dell’ultimo rapporto Unioncamere . La competitività sui mercati esteri, nonostante la congiuntura difficile che segna un rallentamento rispetto allo scorso anno, risulta essere un punto di forza delle aziende selezionate.
Tutte le esperienze raccontate concorrono a comporre l’immagine di un mosaico complesso, costituito da un insieme variegato di ambienti economici e sociali, che fanno della Toscana una realtà poliedrica. Non a caso si sente spesso parlare di “Toscane della Toscana”, in riferimento alla grande varietà di scenari che disegnano questa regione, costituendone l’elemento di maggiore ricchezza. Un’eterogeneità che, per, si muove all’interno di un’identità regionale forte e ben definita che caratterizza la percezione della Toscana a livello internazionale. Unità nella diversità, si potrebbe dire, ed è proprio all’interno di questo apparente ossimoro che la Toscana sta crescendo e trovando un suo nuovo equilibrio.

Ermete Realacci, Presidente Symbola

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