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E' il momento di assumerci le nostre responsabilità perché, come dice Papa Francesco, "peggio di questa crisi c'è solo il dramma di sprecarla". Non a caso il summit sul clima organizzato dal presidente Joe Biden ha segnato in maniera solenne il rientro in campo degli Usa negli accordi di Parigi. Una scelta che fa capire quanto l'ambiente sia centrale nelle relazioni tra stati e nella definizione di una nuova geopolitica. Nel costruire una nuova economia e nuove opportunità di lavoro. Argomentazioni datate tipo "l'ambiente è importante ma non deve danneggiare l'economia" ritardano le scelte e danneggiano le imprese. Perché, come afferma il Manifesto di Assisi promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere l'economia e la società più a misura d'uomo e per questo più capaci di futuro. L'Europa con più coerenza si è mossa in questa direzione già prima della pandemia. Oggi ha assunto, con la presidenza di Ursula Von der Leyen, l'obiettivo di ridurre del 55% le emissioni nette di CO2 entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050. Ed ha fatto della transizione verde il cuore, assieme alla coesione e al digitale, delle sue politiche per rilanciare l'economia duramente colpita dalla pandemia. A cominciare dal Recovery Plan, che troppo a lungo è stato visto da tanti come una sorta di grande legge di bilancio pagata dalla Ue in cui far confluire le proposte di sempre. Si tratta ora di assumere il nostro ruolo in questa sfida che, come ha ricordato il presidente Draghi, sarà al centro del G20 a presidenza italiana. È però necessario un cambio delle politiche di mentalità. L'abbandono di una patologica carenza di autostima che ci rende capaci di vedere i nostri mali, senza peraltro affrontarli, ma incapaci di leggerei nostri punti di forza. Abbiamo bisogno di guardare il nostro Paese negli occhi, senza pigrizia e con più empatia. Di voler bene all'Italia e agli italiani per chiamare a raccolta le energie migliori. C'è anche questo nei "io selfie" in cui Fondazione Symbola sintetizza parte dei suoi rapporti. Scorrendoli, sembra di vedere un altro Paese, abituato ad incrociare nel suo saper fare innovazione, qualità, bellezza, comunità, territori. Pronto ad affrontare, se coeso, la sfida della transizione verde. A partire da quelle imprese (432.000, un terzo) raccontate da Fondazione Symbola e Unioncamere in Greenitaly, che hanno investito nell'ambiente e che innovano di più, esportano di più, producono più lavoro. O del primato nell'economia circolare, che ci fa risparmiare ogni anno 23 milioni di tonnellate di petrolio. A quanto siamo in grado di fare in tanti settori. Al fatto che è italiana la più grande azienda al mondo nelle rinnovabili. Non è un approdo garantito e tranquillizzante ma un punto di partenza per metterci in cammino insieme. Per dirla con Thomas Edison, "se fossimo ciò che siamo capaci di fare rimarremmo letteralmente sbalorditi". Presidente della Fondazione Symbola.

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Un punto di partenza, un cammino comune - Ermete Realacci | Il Sole 24 Ore

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