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Le comunità energetiche rappresentano modelli innovativi di produzione e consumo di energia fondati sulla generazione puntiforme, distribuita e a chilometro zero. Oltre ai vantaggi sui costi e sulla riduzione delle perdite di rete, si riduce l’effetto nimby nei confronti degli impianti. Ma le norme del nostro Paese non consentono, per ora, di dare vita a ‘comunità evolute’.

Qualche anno fa il Nobel Amartya Sen ci ha dimostrato come la democrazia aiuti l’economia. Oggi possiamo dire che la democrazia, intesa come larga partecipazione dei cittadini, aiuta anche l’ambiente. Mentre leggete questo articolo il vostro frigorifero, il vostro televisore e il vostro pc usano l’energia prodotta principalmente in grandi centrali, spesso alimentate da fonti fossili. Domani, un domani molto prossimo, l’energia verrà invece prodotta prevalentemente da fonti rinnovabili in tantissimi impianti piccoli e diffusi, e consumata nei paraggi degli stessi impianti. I rapporti di buon vicinato ci permetteranno non solo di chiedere al vicino le uova che ci mancano per la nostra torta ma anche l’energia per accendere il forno dove cuocerla: sono le forme più evolute delle comunità energetiche, modelli innovativi di produzione e consumo di energia fondati sulla generazione puntiforme e distribuita e sul consumo a chilometro zero, in cui il consumer diventa prosumer, produttore-consumatore.

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Quando il consumatore diventa produttore | La Stampa

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