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Crescita dei musei su scala nazionale, sviluppo del digitale e di produzioni culturali innovative, ruolo del turismo, ricerca di fonti economiche alternative alle risorse pubbliche per la gestione del patrimonio culturale. Questi alcuni dei principali fenomeni che descrivono l’ultimo anno dell’esperienza italiana sulla valorizzazione del patrimonio culturale.

 

Secondo i dati MiBACT, il 2016 è il terzo anno consecutivo di crescita, per numero di visitatori, per i musei statali, che toccano la quota dei 44,5 milioni (+15% rispetto al 2013). Di questi, circa il 25% sono stati emessi dai grandi siti archeologici: Colosseo, Foro Romano, Palatino, Museo Archeologico di Napoli, Parco archeologico di Paestum e Scavi di Pompei. La crescita si afferma su scala nazionale: anche il Sud - con la Reggia di Caserta (+37% nell’ultimo anno), i Musei di Capodimonte e di Castel Sant’Elmo a Napoli (entrambi +33%), il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria (+28%); il Parco archeologico di Paestum (+27%), gioca un ruolo significativo. La stessa regione Campania, grazie agli oltre 8 milioni di ingressi registrati (+14,2% sul 2015) è al secondo posto nella classifica delle regioni con maggior numero di visitatori, superata solo dal Lazio. I 172 milioni di euro di incassi torneranno ai musei, secondo un sistema che con la recente riforma punta a premiare le migliori gestioni.

Sicuramente gli ingressi gratuiti si confermano fattore decisivo per questa crescita. Tra i luoghi della cultura gratuiti il più visitato (7,4 milioni) è il Pantheon, per cui si sta valutando anche l’introduzione di un biglietto di ingresso. In aggiunta, le domeniche gratuite sono diventate ormai una consuetudine per famiglie e turisti: i dati mostrano che dalla prima edizione del luglio del 2014 le presenze sono sostanzialmente raddoppiate ed ormai si attestano sui 250/300mila visitatori per ogni edizione, con picchi significativi, come quello della prima domenica di aprile del 2016 con 376mila presenze.

Nell’anno passato sono inoltre entrati a regime i musei autonomi istituiti dalla riforma del MiBACT che, rilanciati nella loro gestione dalle nuove direzioni, hanno totalizzato, con oltre 24 milioni di visitatori, più della metà del totale degli ingressi nei luoghi della cultura statali.

Un ruolo importante nel successo di soddisfazione del pubblico dei musei è dato dalla progressiva espansione della presenza sulla rete, grazie all’apertura di profili ufficiali nei diversi social network, al restyling di alcuni siti web, a un uso più consapevole delle piattaforme on line. I dati forniti da Travel Appeal sulla reputazione on line dei musei italiani, indicano che i contenuti ufficiali pubblicati nei social sono cresciuti del 156,5%, mentre crescono del 45,5% quelli pubblicati dai visitatori.

La cultura digitale rinnova il lessico dei musei, investendo tutti gli ambiti della vita di queste istituzioni culturali, dalla digitalizzazione del patrimonio al miglioramento dei processi gestionali, dallo sviluppo di innovativi strumenti di audience development ad una comunicazione personalizzata, dalla profilazione degli utenti attraverso l’analisi dei big data allo sviluppo di azioni di marketing digitale. Oggi, la liquefazione delle gerarchie e delle funzioni sociali spinge all’apertura dei musei, non più sistemi chiusi di novecentesca memoria, ma parti di sistemi ampi di relazioni scientifiche, culturali, territoriali. L’utente non è più solo consumatore di prodotti culturali, ma soggetto sempre più attivo nella produzione e nella veicolazione dei contenuti. Il museo oggi è sempre più chiamato ad essere sviluppato e co-creato con le ampie comunità che lo sostengono. In questa transizione, l’innovazione digitale fornisce l’infrastruttura che moltiplica le opportunità di scambio, accessibilità e partecipazione. Fenomeni che si riscontrano in maniera significativa anche in alcuni importanti musei, dalla ricostruzione virtuale della Domus Area alla digitalizzazione in altissima risoluzione delle collezioni della Pinacoteca di Brera. Borsa Italiana per l’Arte ha avviato il progetto Rivelazioni–Finance for Fine Arts, finalizzato alla raccolta di risorse per il restauro e alla digitalizzazione di opere d’arte. Il Museo archeologico di Napoli ha lanciato un videogame gratuito ambientato nel museo. Il MAO di Torino presenta al visitatore un’esperienza immersiva virtuale dentro la Città Proibita di Pechino, realizzato da Fondazione Torino Musei e LD Multimedia.

Driver per lo sviluppo del digitale è nella maggior parte dei casi proprio il turismo, che rappresenta, essendone il principale beneficiario, anche il fronte probabilmente più avanzato dell’economia dell’innovazione rispetto al patrimonio culturale: tra le start up di recente successo dedicate alla fruizione culturale citiamo Arteamica (start up di Lecce che offre un sistema di visita immersiva grazie alla realtà aumentata, per visitare le principali città barocche del Salento), Musement e Swipe story (ecosistema fatto di giochi, racconti multimediali e meccanismi interattivi che possono essere modellati e composti da un editore, da un autore o da un direttore di museo per creare storie). O ancora Getcoo, applicazione per smartphone dedicata al riconoscimento fotografico dei luoghi più attrattivi delle città; Tooteko, dedicata alla fruizione del patrimonio culturale per non vedenti. Eventi come Welcoming Cities, promosso da Agenzia Piano strategico di Rimini, rivestono notevole importanza nella promozione di queste iniziative.

Il coinvolgimento dei pubblici passa anche attraverso nuove iniziative mirate su target specifici, a cominciare dai giovani e giovanissimi. Degli oltre 4.500 musei aperti al pubblico in Italia, 2.700 già svolgono progetti educativi, quasi 900 offrono servizi specifici per le famiglie e per l’infanzia, e 1.700 hanno nei bambini un target specifico delle proprie campagne di comunicazione e promozione. A questo tema è dedicata la Giornata Nazionale delle Famiglie al Museo (F@Mu), manifestazione che nel 2016 ha coinvolto 790 Musei per un totale di circa 70.000 partecipanti.

L’introduzione su scala sempre più ampia e diffusa di sistemi di card integrata anche in provincia (Carta unificata dei Musei di Asti), di sinergie tra diverse tipologie di attrattori (come il biglietto unico per visitare La Venaria Reale e lo Juventus Stadium), il riassetto gestionale (Parco archeologico del Colosseo e Musei Reali di Torino) sono ulteriori fattori che spiegano la buona capacità attrattiva dei musei italiani. Citiamo anche alcune nuove aperture: il Museo dell'abbazia greca di Grottaferrata (dopo 20 anni di chiusura), il Museo di Roma a Palazzo Braschi, il Duomo di Carpi, danneggiato dal terremoto del 2012. Il 2016 ha però visto, con il terremoto del Centro Italia, il compiersi di nuovi disastri sui borghi e monumenti - tra tutte la basilica di San Benedetto a Norcia: il percorso di ricostruzione civica e materiale sarà necessariamente lungo: per dieci anni tutti i fondi dell'8xmille saranno destinati dal MiBACT al recupero di questi beni.

 

Il buon riscontro di pubblico dei musei si lega alla generale crescita dei flussi di turismo culturale, trainato soprattutto dal ruolo catalizzatore delle grandi città d’arte: Roma - di gran lunga la più visitata- Milano, Venezia, Firenze, Torino hanno attirato da sole negli ultimi anni una media di circa 60 milioni di turisti. Un dato, quello della crescita dei flussi nei centri delle città storiche, che si riscontra anche nel numero degli esercizi commerciali, cresciuto di quasi il 50% negli ultimi sette anni: a Torino gli esercizi sono cresciuti dell’80%, seguita in questa classifica, elaborata dal Centro Studi turistici di Firenze, da Padova e Lecce. Firenze ha peraltro nel 2016 aggiornato il piano di gestione per il proprio centro storico, Patrimonio Mondiale UNESCO, secondo le indicazioni dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile. L’attenzione al ruolo dei centri storici nelle politiche culturali ritorna nell’iniziativa ANCSA (Associazione Nazionale Centri Storico Artistici) di analizzarne lo stato dell’arte attraverso un Libro Bianco dei Centri Storici in Italia, in fase di preparazione. Rientra in questo ambito anche il ruolo e a vivibilità delle città storiche rispetto ai flussi migratori, discusso nel convegno “Walled Cities and open societies” (Città di Siena e UNESCO BRESCE).

 

Il mecenatismo ha visto casi significativi con la sponsorizzazione di Gucci per sfilare nella Galleria Palatina (con fondi destinati ai Giardini di Boboli) e quella di Calzedonia per il (discusso) concorso per la copertura dell’Arena di Verona.  Il ruolo del privato nel supporto alle istituzioni (e attività) culturali e della responsabilità sociale delle imprese, anche attraverso l’Art Bonus, è stato oggetto di iniziative di rilievo tra cui il Premio “Cultura+Impresa” promosso da Federculture e da The Round Table, e il Salone della Corporate Social Responsibility. Lo stesso tema degli “amici dei musei”, oggetto di studi recenti sulle nuove forme di mecenatismo adozionale, è stato discusso a settembre 2016 in un importante convegno presso gli Uffizi.

In parallelo, si sta progressivamente consolidando, nell’attenzione politica e mediatica il tema dei modelli di sviluppo delle periferie, a partire dai processi di rigenerazione urbana. L’argomento è stato oggetto (giugno 2016) del bando del governo per la riqualificazione delle periferie delle città metropolitane e dei capoluoghi di provincia (2 miliardi di euro di dotazione): la maggior parte dei progetti presentati utilizzano la cultura come driver di riqualificazione urbana. Esperienze di interesse sono da ricercare inoltre nelle iniziative del gruppo G124 voluto da Renzo Piano sui processi sociali per la ricucitura delle periferie, nel documentario Borgovecchio Factory di Associazione Push, o ancora nel percorso di candidatura della città di Settimo Torinese, nella cintura industriale di Torino, a capitale italiana della cultura 2018 (titolo poi attribuito a Palermo) attraverso un significativo lavoro di partecipazione civica di realtà come la biblioteca Archimede. La stessa candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO della città olivettiana di Ivrea, va letta come segnale di cambio dei paradigmi e del ruolo del patrimonio culturale per la collettività.

Il ripensamento di luoghi simbolici dei contesti urbani diventa occasione per dare impulso a progettualità creative e di innovazione sociale, rivolte principalmente alle giovani generazioni e ai nuovi cittadini. E’ il caso, a Torino del progetto di riuso delle Officine Grandi Riparazioni, sostenuto da Fondazione CRT, la cui apertura è prevista per settembre 2017, come nuovo distretto della creatività e dell’innovazione. A Milano su premesse simili, si sta completando il recupero dell’area Ex Ansaldo, che ospita oltre al Museo delle Culture (Mudec), Base coworking e Cariplo Factory, che promuovono la contaminazione tra imprese culturali, incubatori e centri di ricerca. Le fondazioni bancarie, si veda anche il progetto del Polo del 900 ai Quartieri Militari di Torino sostenuto dalla Compagnia di San Paolo, continuano quindi a svolgere un ruolo essenziale nello start-up di alcune delle esperienze più significative di collaborazione tra profit e no-profit, oltre che con le istituzioni.

In senso ancora più ampio, il tema del riscatto delle aree di margine che si riscontra nella Strategia nazionale aree interne: a dicembre 2016 sono state selezionate 68 aree progetto (1043 comuni) che potranno beneficiare dei finanziamenti (190 milioni) per iniziare percorsi di sviluppo e aumento servizi, prevalentemente fondati sui settori culturale agroalimentare e del turismo. Ed è spesso proprio nelle aree più marginali che si riscontrano iniziative pioneristiche come Farm Cultural Park a Favara o il Festival Studi Aperti di Ameno (Novara), di grande valore per la portata collettiva dell’azione culturale.

Le esperienze citate presentano come tratto comune frequente la relazione tra patrimonio costruito e strumenti di produzione culturale innovativa. L’interesse al tema delle produzioni contemporanee e alla nascita di start up dedicate alla fruizione di arte e cultura si è confermato nel bando Funder 35 (ACRI), rivolto alle organizzazioni culturali under 35 impegnate sui servizi di supporto alla produzione creativa. Il 2016 ha visto inoltre la prima edizione del bando ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative (Compagnia di San Paolo), un importante esperimento di promozione dei settori delle arti visive, performative e negli altri linguaggi espressivi della cultura contemporanea, attraverso il sostegno, anche in termini di empowerment, di 20 progetti e il monitoraggio di altri 230 su scala nazionale.

Nell’intento di valorizzare il patrimonio costruito attraverso il turismo lento ed esperienziale si sta invece muovendo il Demanio, alle prese con il recepimento della concessione gratuita disposta dall'Art bonus per far rivivere case cantoniere, stazioni e masserie abbandonate, lungo i percorsi ciclopedonali e religiosi dello Stivale. È il progetto Valore Paese - Cammini e Percorsi, finalizzato ad affidare ad under 40 oltre 100 immobili pubblici[2] da rimettere a nuovo per diventare strutture turistiche, siano essi punti ristoro, alberghi o ciclofficine. Sempre nell’ottica di valorizzazione del nostro territorio e dei propri centri cosiddetti “minori”, il 2017 è stato indetto “l’Anno dei Borghi in Italia” per valorizzare il patrimonio artistico, naturale e umano di luoghi definiti nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo come una componente determinante dell’offerta culturale e turistica del Paese. Tra le diverse iniziative previste, il riconoscimento annuale di borgo smart per la comunità locale che si dimostrerà più attiva nell’ambito dell’innovazione dell’offerta turistica. 

La riflessione sul valore e potenziale economico dei beni culturali rimane centrale. Le esperienze internazionali propongono spunti significativi in relazione al patrimonio come risorsa su cui pianificare azioni di sviluppo economico, soprattutto nei contesti urbani. A questo proposito, si sono avviate anche in Italia le prime discussioni sul tema dell’arbitraggio culturale, cioè operazioni di collaborazione internazionale fra governi, istituzioni e imprese, per investire risorse finanziarie nella valorizzazione di beni culturali con elevato bisogno di intervento (le collezioni dimenticate dei musei, i borghi storici abbandonati, i grandi complessi architettonici in declino, i beni storici del demanio) e significativo potenziale di impatto economico. Sono allo studio i primi casi pilota per testarne la fattibilità. Con logica affine, si è costituito a luglio 2016 a Pechino il Forum culturale Italia-Cina, con lo scopo aumentare la cooperazione tra musei, teatri, fondazioni e grandi festival e di favorire scambi di esperienze e tecnologie nel restauro dei Beni Culturali e nella promozione delle co-produzioni cinematografiche.

Anche alla luce di questi trend, il prossimo futuro sembra promettente non solo in termini di risultati ma soprattutto delle possibili sperimentazioni.

 

 


[2] 43 gestiti dall'Agenzia del Demanio, 50 degli Enti territoriali e 10 di Anas.

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