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I numeri del Rapporto Unioncamere Symbola: le regioni meridionali producono 1115,6% del valore aggiunto e impiegano i119,5% dei lavoratori, mentre oltre un terzo della ricchezza e dell'occupazione totali provengono dal Nord.

L'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi acuita dal Covici. La presenza di quasi 56mila imprese culturali nel Mezzogiorno (oltre 2omila in Campania, quasi 13mila in Puglia, circa 2mila in Basilicata, poco meno di 6mila in Calabria e quasi i5mila in Sicilia) non deve indurre in errore. In. quanto conferma il divario tra il Nord e il Sud, a testimoniare la correlazione esistente tra ricchezza complessiva e vocazione culturale e creativa. Tra le regioni meridionali, le incidenze più elevate si riscontrano in Campania per quanto riguarda il valore aggiunto prodotto (4,2%). A chiudere la graduatoria la solita Calabria, dove il peso del Sistema Produttivo Culturale e Creativo è pari al 3,4% del totale. La crisi pandemica ha evidenziato tante fragilità del settore. Prima, la franimentazione tra i vari segmenti. Poi, il precariato diffuso del lavoro culturale che, in alcuni casi, si traduce in sommerso. Terzo, mancanza di adeguate competenze strategiche, soprattutto in ambito digitale e manageriale. Gli effetti immediati sono stati devastanti. perdita di posti lavoro, progetti posticipati o annullati, bilanci annuali in rosso, enti che, indipendentemente dalla tipologia del loro statuto, hanno dovuto chiudere o chiuderanno a breve. I numeri del Rapporto Unioncamere Symbola sono illuminanti: il Mezzogiorno produce il 15,6% del valore aggiunto e impiega i119,5% dei lavoratori, mentre oltre un terzo della ricchezza e dell'occupazione totali provengono dal Nord-Ovest, circa un quarto dal Centro e poco più di un quinto dal Nord-Est.

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NEL MEZZOGIORNO CON LA CULTURA NON SI MANGIA | Emanuele Imperiali | Corriere del Mezzogiorno-Economia

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