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di Luca Corsolini   

Più che Gianni Brera o Candido Cannavò, fa venire in mente Philip Dick: si parla infatti di mondi nuovi, scoperti magari partendo da saperi e, giusto aggiungere, sapori antichi, e non ci sono confini che tengano. È la nutraceutica, ovvero lo studio delle proprietà terapeutiche o preventive di alcuni alimenti. Ed è lo sport che sempre più spesso, alla ricerca continua della migliore prestazione, e del miglioramento delle prestazioni, cerca l’apparentamento con questo mondo.

Dicevamo dei confini larghi. Possono essere censiti alla voce nutraceutrica: 1 Paul Pogba che passando dalla Juve al Manchester United, diciamo da Italia a Inghilterra, vuole con sé in trasferta alla corte di Mourinho la cuoca cha conosciuto a Torino; 2 Lionel Messi che ha trovato a Sacile, in provincia di Pordenone, il dottor Giuliano Poser, un esperto che da 20 anni si è messo al servizio degli atleti, e la curiosità è che sia un motivo di richiamo per uno dei tre calciatori top del mondo e in Italia abbia lavorato solo con club minori. Ai suoi pazienti consegna una serie di regole: no ad alimenti che contengano conservanti e pestidi; sì a prodotti che vengono da una agricoltura biologica; sì a test kiniesologici mensili per verificare quali sono le allergie. E poi c’è dell’altro; 3 Novak Djokovic, che quando era il numero 1 del tennis al mondo, era anche diventato il numento pubblico numero 1 della Barilla o degli altri produttori di settore: via la pasta, diceva, e sono diventato imbattibile.

Confini larghi e mobili. Esperienza diretta al villaggio della Maratona di Milano a inizio aprile. C’erano più stand di aziende produttrici, ed evidentemente distributrici, di integratori, che non di scarpe sportive. Certo, Folco Terzani, proprio il figlio di Tiziani, ha corso i 42 km e 195 metri della gara a piedi nudi, ma la gran parte degli altri le scarpe le aveva. Nike, adidas, i nuovi arrivi Under Armour ( sponsor a Milano ) e New Balance (sponsor tecnico a Roma, con scarpa dedicata espressamente all’evento ). Ma anche in città oggi i negozi che vendono integratori, come non bastassero farmacie e grande distribuzione, sono il nuovo fenomeno del commercio. Doppiando un outlet che ha sotto i suoi uffici, Enervit ha appena aperto un Nutrition Center in corso Buenos Aires.

Enervit, non ci sono dubbi, è l’azienda leader del settore. Quella con più storia: cominciata come Also, anzi cominciata con attività farmaceutica in Toscana, oggi l’azienda è guidata dal fondatore Paolo Sorbini. Ha uno stabilimento e un centro ricerca a Zelbio, poco lontano da Como, ed è presente in tutto il mondo. La storia di Enervit è legata a doppio filo alla storia dello sport italiano: il record dell’ora di Francesco Moser, le imprese di Sara Simeoni. Il presente sono quattro aree di prodotti diverse: Enervit per lo sport. Gymline muscle per il fitness, Enerzone per il wellness, Enervit Protein per Health & Diet. Definizioni rigorsamente in inglese perché questo è lo sport: il mercato più g-local che c’è, globale ma con tante interpretazioni locali, globale nella consapevolezza che l’equazione che apre a nuovi mercati è quella che dice sport=salute, locale per gli spazi che si aprono ad ogni livello anche per imprenditori, amministrazioni, soggetti diversi. Si intende, sport per tutti: bambini, e infatti Verde Sport, il ministero dello sport della Benetton, ha un progetto che si chiama 0246 per la realizzazione di parchi urbani dove non si insegna l’agonismo ma si impostano corrette posture e abitudini, investendo oggi per avere poi cittadini diventati anziani più in salute; master, ovvero l’evoluzione in positivo di quei gruppi che una volta chiamavamo, sbagliando, vecchie glorie, e che oggi sono ambasciatori di un concetto mobile come quello delle nuove età.

In mezzo ci sono tutti. Tutti quelli che praticano sport, e tutti quelli che oggi sono interessati al loro benessere, anche quando declinato in prestazioni professionali e personali che non sono premiate da una medaglia. Il capogruppo è Alex Zanardi, non a caso il testimonial di punta di Enervit. Zanardi ha smesso, se mai lo è stato, di essere un atleta disabile. È piuttosto il leader di tutte quelle persone che si rivolgono alle discipline estreme come le maratone, le corse in altura, le gran fondo di ciclismo, specialmente, nel suo caso, l’Ironman, la forma estrema del triathlon: prima frazione a nuoto di 3 km e 800, seconda frazione in bici di 180 km, frazione conclusiva sui classici 42 km e 195 della maratona. È evidente che una gara del genere la prepari anche dal punto di vista alimentare. E la affronti come esercizio di corretta alimentazione anche dal punto di vista pratico. Noi italiani, cresciuti con l’idea che un pieno di espresso sia un pieno di sprint, potere un po’ in discussione della caffeina, oggi grazie alla tecnologia Easy Snap utilizzata dall’azienda di Sorbini possiamo assumere il gel necessario per arrivare in salute al traguardo, Enervitene One Hand, appunto usando una mano sola. Lasciando l’altra sul manubrio, oppure senza inciampare perché distratti nella nostra corsa da una busta che non riusciamo ad aprire.

Dunque, il nostro sarà un futuro solo di barrette e integratori ? Ovviamente, no. La nutraceutica ha un cuore antico e un pedaggio classico da pagare: la qualità costa cara. Il popolo di atleti che siamo diventati, di atleti e di lettori di etichette, ha imparato a riconoscere le echinacee, apprezzate per le capacita immunostimolanti. Dicono i tecnici che un kg di echinacee in arrivo dalla Germania costa 300 Euro, la stessa quantità in arrivo dalla Cina costa 12 euro. Bisogna distinguere la quantità dalla qualità.
E questa è ovviamente una pratica da laboratorio. Cerchi le eccellenze del made in Italy nel settore e arrivi a Istrana di Treviso dove ha sede la Labomar. Alla voce integratori alimentari il sito aziendale dice: “Il team di Ricerca lavora per creare, sviluppare e produrre prodotti innovativi e ad alto valore aggiunto nel campo della Nutraceutica. Molti dei nostri integratori alimentari presentano tecnologie brevettate che aumentano la biodisponibilità degli attivi, ne modulano l’assorbimento nel tratto gastrointestinale e ne migliorano la palatabilità“. Siamo tornati all’inizio, alla nutraceutica. Ma abbiamo capito che il futuro che ci aspetta non è una delle visioni di Philip Dick, è un domani, per non dire già un presente, in cui ci sono aziende che si occupano di alimenti a fini medici “speciali pensati per la parziale o completa nutrizione di soggetti (compresi neonati) con alterata capacità di mangiare, digerire, metabolizzare o eliminare cibi o specifiche sostanze. Possono essere completi o incompleti da un punto di vista nutrizionale , oppure possono essere aggiustati in maniera specifica in relazione alla particolare problematica a cui sono indirizzati. Questi prodotti sono progettati per prevenire la malnutrizione dei pazienti“. Il ricorso al sito internet non è una piaggeria, non è pubblicità: è ammirazione per questi doganieri che abbattono confini per tutti. E ci portano in tavola vecchie conoscenze come l’ananas, la papaya, il goji, il riso, a patto che siano fermentati.

Alla fine di questo giro d’Italia condensato c’è ancora qualcuno felice di ignorare che lo sport è un modo di alimentare la società?

Luca Corsolini - Symbola

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