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Siamo oggi tutti impegnati a lavorare insieme per fermare questa terribile epidemia, rispettando istituzioni e comunità, aiutando persone e imprese. Un impegno che non ammette diserzioni, perché «nessuno si salva da solo». E nessuno può essere lasciato indietro. Molte lezioni di questi giorni difficili non andranno dimenticate. La centralità della sanità e della ricerca, la necessità di rafforzare alcune politiche pubbliche, la rivalutazione del sistema agroalimentare e della distribuzione, il ruolo che possono svolgere lo smart-working e la formazione a distanza anche in futuro, l'importanza sia ora sia ancora più nell'avvenire del buon funzionamento delle infrastrutture basilari che reggono la vita di tutti i giorni anche in situazioni di emergenza. Dobbiamo lavorare perché la necessaria ripresa della vita, nel nostro come in altri Paesi, sia orientata a valorizzare un'economia e una società più a misura d'uomo e per questo più capaci di futuro. Uno dei paragrafi più importanti e coraggiosi della Laudato Sì afferma: «La finanza soffoca l'economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale». Un rischio che si corre anche di fronte alla tempesta del coronavirus. Esistono le condizioni perché questo non accada, perché con responsabilità e concretezza si imbocchi una strada nuova, perché «non c'è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c'è in Italia». Abbiamo già visto mobilitarsi parti importanti della società, delle istituzioni, delle imprese, dei saperi in uno sforzo comune. Pensiamo sia necessario non disperdere queste energie ma sia bene censirle, chiamarle a raccolta, evocarne di nuove. Abbiamo un'opportunità che consiste nel provare a ripartire impostando sin da ora il domani dell'Italia secondo un modello di sviluppo diverso e migliore. Non potremo affrontare con successo la sfida che ci attende puntando solo su un necessario e imponente intervento pubblico, che rappresenta anche il banco di prova di una nuova Europa. Servono valori e culture, empatia e tecnologia. Servono le risorse delle persone e delle imprese. E la convinzione che la coesione sociale, in economia come in tutte le situazioni che siamo chiamati ad affrontare, è un elemento determinante, impossibile senza un ruolo forte del terzo settore, come ha ricordato in questi giorni Stefano Zamagni. E senza una valorizzazione delle istituzioni locali a partire dai piccoli comuni. Per permettere una efficace partecipazione di tutti allo sforzo comune più che mai è necessario indirizzare l'azione dello Stato verso una rapida e massiccia opera di semplificazione e sburocratizzazione. Esistono spesso già strumenti legislativi sottoutilizzati che possono attivare ingenti risorse private. Pensiamo a tutto il settore della riqualificazione edilizia e urbana. Già oggi credito d`imposta, ecobonus, sismabonus, bonus verde muovono molte risorse e producono centinaia di migliaia di posti di lavoro, riducendo inquinamento e bollette e rendendo più belle e sicure le nostre città: abbattendo barriere burocratiche e permettendo la cessione del credito sarà possibile una loro forte espansione. Anche quando esistono importanti risorse pubbliche, come è il caso della ricostruzione per il sisma che ha colpito l'Italia centrale, si accumulano ritardi per l'incapacità di decidere: un insulto che non possiamo più permetterci. O in settori dove pure siamo leader in Europa, come quello dell'economia circolare o della chimica verde, siamo appesantiti dai ritardi di governo e regioni. Laddove si è capito che è necessario correre e lavorare insieme, i risultati sono arrivati. E la progressiva digitalizzazione del Paese è testimone proprio in questi giorni dell'importanza dell'opera di connessione in fibra dell'Italia intera, non solo di alcune zone più fortunate. Un formidabile sviluppo è in corso nel mondo nel campo delle fonti rinnovabili. Superando vincoli e ritardi oggi incomprensibili, in Italia si presenta l'opportunità del rinnovo e potenziamento dei parchi eolici esistenti, del fotovoltaico, degli impianti a biogas collegati ad un'agricoltura sempre più orientata alla sostenibilità, a partire dalla tutela dei suoli e dalla cura dei territori. Insieme a tante altre possibilità possiamo da subito mobilitare risorse economiche e produrre nuova occupazione, contribuire ad affrontare la crisi climatica, avvicinare l'obiettivo di azzerare il contributo netto di emissione dei gas dimalteranti che è alla base del Manifesto di Assisi. I ritardi e le pigrizie di ieri non sono più accettabili se vogliamo superare questa crisi. Dipende anche dal concreto impegno di tutti costruire un mondo più pulito, civile, gentile.

I PROMOTORI
Ermete Realacci, Presidente Fondazione Symbola
Vincenzo Boccia, Presidente Confindustria
Ettore Prandini, Presidente Coldiretti
Francesco Starace, Amministrazione delegato Gruppo Enel
Mauro Gambetti, Padre Custode del Sacro Convento di Assisi
Catia Bastioli, Amministratore delegato Novamont
Enzo Fortunato, Direttore Rivista San Francesco

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Lettera ai firmatari del Manifesto di Assisi: per un'economia a misura d'uomo contro la crisi | Il Sole 24 Ore

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