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https://www.corriere.it/pianeta2030/23_gennaio_14/cento-realta-italiane-mobilita-elettrica-rapporto-symbola-enel-c7d93572-934d-11ed-8552-17ed6be25c8a.shtml

 

Per strada in Italia se ne vedono poche, ma in quelle che circolano in tutta Europa c’è un po’ di Italia. Le auto elettriche saranno il futuro (o almeno, questo è lo scenario che ci si prospetta oggi). In questo nuovo mercato, il nostro Paese può avere un ruolo di primo piano grazie alle sue competenze e tecnologie che coprono tutta la filiera: dalle case automobilistiche a chi realizza e-bike e veicoli leggeri, passando per motorini e autobus elettrici. È da qui che parte l’ultimo rapporto di Fondazione Symbola , Enel ed Enel X Way, che hanno raccolto e raccontano l’esperienza di cento eccellenze dell’e-Mobility Made in Italy, nella quarta edizione di “100 Italian E-Mobility Stories 2023”.

Nel mondo circolano quasi 20 milioni di veicoli elettrici per passeggeri, 1,3 milioni di veicoli elettrici commerciali e oltre 280 milioni di ciclomotori, scooter e motocicli elettrici e stime recenti prevedono al 2030 una quota di mercato globale per le auto elettrificate superiore al 50 per cento, trainato dalle tecnologie “Bev” (veicoli a batteria elettrica). L’italianità della filiera si trova soprattutto nella componentistica: le nostre aziende creano, prototipano e realizzano motori, statori, freni, elettronica, fino a scocche e pacchi batterie. Basti pensare alla presenza di un Battery Hub dedicato per l’assemblaggio a Torino. Ma anche le linee delle nuove auto sono “Made in Italy” grazie al lavoro dei designer chiamati in tutto il mondo a ripensare le forme della mobilità elettrica.Tra le cento aziende ci sono anche le università, fino ad arrivare ai servizi di sharing, alle multiutility, alle soluzioni per la ricarica, le relative app e la comunicazione e gli studi di associazioni. Come dimostra “100 Italian E-Mobility Stories”, le nostre imprese e i nostri centri di ricerca sono pronti e stanno affrontando la sfida della nuova mobilità. L’auto elettrica sposa l’innovazione proveniente da altri settori, a partire dalla rete elettrica, spinge sull’efficienza del motore, sulla durabilità delle batterie, sul retrofit elettrico di auto tradizionali, sul recupero dei materiali in un’ottica circolare.

«Siamo indietro rispetto agli altri Paesi per la diffusione dei veicoli elettrici. Abbiamo dato meno incentivi e la diffusione delle colonnine è ancora inadeguata», spiega Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola. «Nel mese di dicembre in Germania sono state vendute tante auto elettriche quante se ne sono vendute in Italia in un anno. La fortuna è che la maggior parte di quelle che circolano è fatta in Italia. Non perché le produciamo noi, ma perché il nostro settore dell’automotive è un subfornitore delle aziende automobilistiche europee». Dobbiamo la nostra posizione attuale all’intraprendenza delle aziende che sono state in grado di guardare avanti e proiettarsi nel futuro quando la politica non ci credeva. «Mentre la politica cincischiava, negli anni c’è stato un percorso di adeguamento di tante imprese che, senza il supporto delle istituzioni, hanno esplorato e iniziato a cambiare», continua Realacci.

«A supporto dello sviluppo della filiera produttiva - autovetture e bus elettrici – nonché per la realizzazione di una filiera nazionale delle batterie e per imprimere un’accelerazione allo sviluppo delle infrastrutture di ricarica, il Mimit (ministero per le imprese e il made in Italy, ndr) ha messo a diposizione due strumenti», ha detto il ministro Adolfo Urso nel suo intervento alla presentazione del rapporto. «Il Fondo automotive con una dotazione di 8,7 miliardi di euro dal 2022 al 2030 e il Pnrr, che ha previsto 800 milioni di euro. Il Fondo prevede anche misure di sostegno alla domanda, necessarie nel breve termine a stimolare il mercato e riportare i volumi di produzione nazionale a livelli elevati. Occorreva assicurare un respiro temporale adeguato per le imprese che così potranno avviare progetti industriali di lungo termine». Investimenti che danno speranza: «Si stanno risolvendo dei problemi come quello legato alle colonnine e il collo di bottiglia delle batterie», spiega Realacci. «Senza contare il potenziale del riciclo: abbiamo tutti i cromosomi per fare un passo in più».

Leggendo le storie del rapporto si evidenzia la crescita della produzione nazionale di automobili elettriche e ibride: nel 2019 rappresentavano solo lo 0,1 per cento della produzione complessiva di autovetture, mentre nel 2021 superano il 40 per cento. Ma anche la produzione di mezzi dell’ultimo miglio, complice lo sharing e l’accelerazione del digitale nella creazione di app e servizi di gestione. Si evidenzia una forte crescita della produzione made in Italy di e-bike, mentre i monopattini elettrici si sono oramai attestati come veicolo condiviso più diffuso in Italia: nel 2021, un veicolo su tre in sharing nel nostro Paese è un monopattino elettrico e diventano addirittura 9 su 10 se escludiamo le automobili. «Il rapporto realizzato con fondazione Symbola, giunto alla quarta edizione, racconta una tra le filiere più innovative e dinamiche del Paese», spiega Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. «La strada del cambiamento è tracciata come dimostrano i numeri e i progetti di alcune delle più importanti eccellenze presenti nel volume che, in linea con i principi del Manifesto di Assisi, contribuiscono a creare un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo con ampie prospettive di crescita».

 

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Le cento realtà italiane della mobilità elettrica: il rapporto di Symbola e Enel - Valeria Sforzini | Corriere della Sera

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