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Affascinante con gli interlocutori, efficace divulgatrice e determinata nella difesa dei suoi punti di vista. Contribuì alla nascita di Legambiente e di un nuovo ambientalismo di stampo umanistico

Laura Conti ha vissuto una vita intensa, generosa, preziosa. Ha attraversato il suo tempo senza risparmiarsi, lasciando un ricordo positivo in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di incontrarla, direttamente o indirettamente. A partire dal suo impegno nella Resistenza, con il coraggio e i rischi che questo comportava. Un impegno che la accomuna a un’altra figura milanese di quella straordinaria generazione, Ercole Ferrario. Anche lui partigiano, medico, impegnato politicamente. Anche lui approdato, con un percorso originale, in Legambiente, anzi Lega per l’Ambiente – Arci, come si chiamava allora. Laura arrivò invece all’ambientalismo prima della nascita di Legambiente, anticipando una sensibilità ai temi ambientali, che si incrociava con la salute in fabbrica e fuori, i modelli produttivi, la società e quindi con la politica. Il passaggio determinante fu sicuramente il disastro all’Icmesa di Seveso del 10 luglio 1976. Laura Conti, all’epoca consigliere regionale del Partito comunista, fu la persona che con più impegno seguì la vicenda, cogliendone non solo gli aspetti umani e sociali ma anche gli elementi simbolici. E la necessità di aprire una nuova riflessione sul modello di sviluppo su cui ci eravamo incamminati. A Seveso Laura dedicò due libri, il saggio Visto da Seveso e il romanzo Una lepre con la faccia da bambina. Parte di una ricchissima scia di materiali e riflessioni che di lei ci sono rimasti, accuditi da chi ne cura il ricordo, a cominciare da una persona gentile e appassionata come Loredana Lucarini.

Ho incrociato Laura Conti nel processo che ha portato alla nascita e allo sviluppo di Legambiente. Credo di non aver mai incontrato una persona dotata di un atteggiamento così dolce e materno, efficace nella divulgazione, capace di affabulare e affascinare gli interlocutori. Come divulgatrice era veramente eccezionale. Ricordo quando producemmo, utilizzando i suoi testi, degli audiovisivi con diapositive per le scuole. Ci sembravano allora un formidabile strumento tecnologico. E funzionavano bene…

Laura aveva anche un grande punto di forza nell’originalità dei suoi percorsi intellettuali, delle sue sinapsi. E nella determinazione nel difendere i suoi punti di vista. Anche quando erano discutibili. Talvolta il suo delizioso “vedi caro…” portava tempesta. Ricordo quando si oppose alla campagna di Legambiente contro la plastica usa e getta condotta attraverso l’iniziativa dei “Comuni deplastificati”. Per Laura gli shopper erano utili per le donne che facevano la spesa e necessari per permettere, con il loro alto contenuto calorico, di bruciare i rifiuti nei termovalorizzatori. O quando venne il passaggio, per me dolorosissimo, che portò il suo allontanamento da Legambiente, in occasione dei referendum su caccia e pesticidi. Per Laura la caccia era essenziale per mantenere gli equilibri ecologici e fece campagna attiva per l’astensionismo. Non sono, come è noto, un militante animalista, ma questo era chiaramente incompatibile con l’impegno che l’associazione aveva in quella campagna. La sconfitta di quei referendum, il 3 giugno 1990, per la prima volta per mancanza di quorum, rappresentò una battuta d’arresto nello sviluppo di una sensibilità ambientalista nel nostro Paese.

Ma soprattutto di Laura ricordo il suo grande contributo alla costruzione, con Legambiente, di un nuovo ambientalismo di stampo umanistico. Attento alle ragioni della natura, ma anche della società, dell’economia, delle persone. Disponibile e aperto alle contaminazioni culturali. In particolare penso allo straordinario percorso che portò al “Pensare globalmente, agire localmente”, il documento congressuale di quello che considero il vero congresso fondativo di Legambiente, a Urbino nel 1983. Di quel documento, in varie ristampe, furono distribuite oltre centomila copie. Si apriva affermando che nel mondo era aperto un conflitto fra quantità e qualità e che ne erano protagonisti nuovi movimenti. Quarant’anni fa. Per Victor Hugo “c’è una cosa più forte di tutti gli eserciti del mondo e questa è un’idea il cui momento è ormai giunto”. Forse il momento era giunto, ma le idee marciano sulle gambe delle persone. L’insieme di intelligenze, di personalità molto diverse per storie e formazione che si riunirono in quegli anni intorno alla nascente Legambiente era veramente formidabile. Ne è una testimonianza la bellissima foto del numero 100 di Nuova Ecologia. Alle riunioni, iniziate nel 1982, per scrivere e condividere il documento parteciparono, fra gli altri, Chicco Testa e Laura Conti, Scalia, Mattioli, Cannata, Giovenale, Langer, Tiezzi, presso la cui bella fattoria a Castelnuovo Berardenga talvolta ci incontravamo. Se non sbaglio, fu proprio Laura a proporre che venisse usata, cosa allora inusuale, come apertura una bellissima filastrocca di Gianni Rodari:

Un signore di Scandicci buttava le castagne
e mangiava i ricci.
Un suo amico di Lastra a Signa buttava i pinoli e mangiava la pigna.
Un suo cugino di Prato mangiava la carta stagnola e buttava il cioccolato.
Tanta gente non lo sa e dunque non se ne cruccia:
la vita la butta via e mangia soltanto la buccia

Laura non ha certo mangiato solo la buccia della sua vita.  

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