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L’Italia è un leader europeo nell’economia circolare e nel riciclo dei rifiuti. Tre indicatori chiave – il tasso di riciclo dei rifiuti, l’uso di materia seconda nell’economia, la produttività e il consumo pro capite di risorse – descrivono univocamente un Paese con una economia già molto “circolare”.
È usuale pensare che questi buoni risultati dipendano dalla storica povertà di materie prime e risorse energetiche dell’Italia. È così solo in parte. L’analisi dei dati ci mostra chiaramente che non si tratta solo di una eredità storica. Al contrario. Nel campo del riciclo e della circolarità dell’economia – ma anche nella crescita dell’energia rinnovabile e nella forte ripresa del risparmio ed efficienza energetica – è proprio durante la lunga recessione degli ultimi 10 anni che sono maturati o si sono attivati comportamenti, investimenti e anche talune politiche pubbliche che hanno determinato questa trasformazione ecologica dell’economia italiana. È piuttosto adesso, negli ultimi 3 o 4 anni, che l’accelerazione si è frenata e la conversione sembra essersi un po’ impigrita.

Produttività d’uso delle risorse e consumo di materia

Pur essendo il secondo Paese manifatturiero, l’Italia è il Paese europeo con il più basso consumo pro capite di materia (quasi dimezzato tra il 2000 ed oggi) ed ha una produttività delle risorse largamente superiore alla media: per ogni kg di risorsa consumata, l’Italia genera – a parità di potere d’acquisto (PPS) – 3,5 € di Pil, contro una media europea di 2,2 e valori di 2,3 della Germania o di 2,7 della Francia (la minore produttività si riscontra in alcune economie dell’Europa orientale), seconda solo alla Gran Bretagna (che ha però un’economia più legata alla finanza).
Questi dati ci raccontano una economia con una elevata efficienza d’uso delle risorse, l’elemento chiave della sostenibilità e della transizione ad una economia circolare. E sotto questo profilo l’Italia risulta uno dei Paesi leader in Europa in termini di
dematerializzazione dell’economia.

Il tasso di riciclo

L’Italia, ci dicono i dati aggiornati al 2016 di Eurostat (ultimo dato disponibile), è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali etc.). Con il 79% di rifiuti totali avviati a riciclo2 presenta una incidenza più che doppia rispetto alla media europea (solo il 38%) e ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43%. Non solo. L’Italia è anche uno dei pochi Paesi europei che dal 2010 al 2016 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni.

In termini quantitativi assoluti, la quantità riciclata netta (che include import-export di rifiuti e cascami), dell’Italia, pari a 58 milioni di tonnellate, è inferiore solo al valore della Germania (oltre 72 milioni di tonnellate) e di gran lunga superiore a quello degli altri grandi Paesi europei (40 milioni in Francia, 34 milioni in Regno Unito). I flussi più rilevanti per l’Italia sono rappresentati dai cosiddetti riciclabili tradizionali (carta, plastica, vetro, metalli, legno, tessili) che sommano a 27,8 milioni di tonnellate (il valore più alto in Europa) e ai rifiuti misti avviati a selezione (circa 14 milioni di tonnellate) oltre ai rifiuti organici e verdi e ai rifiuti chimici. I rifiuti avviati a riciclo industriale – escludendo i trattamenti biologici – sono quindi potenzialmente (senza considerare gli scarti di lavorazione) poco meno di 50 milioni di tonnellate.
Nonostante la bassa incidenza di recupero energetico e incenerimento (l’11% in tutto, contro una media europea superiore al 20%), l’Italia presenta una incidenza di discarica ben inferiore a quella di Paesi con tassi di uso energetico equivalente o superiore.

Il tasso di utilizzo della materia seconda nell’economia

Un ulteriore e forse più specifico indicatore del tasso di “circolarità dell’economia” è fornito dal tasso di utilizzo di materia seconda rispetto alla materia prima. Questa misura, che riguarda tutti gli usi, non solo quelli industriali, segnala ancora una volta come l’Italia sia uno dei Paesi leader europei. Con il 17,1% di materia seconda sui consumi totali di materia (che includono, lo ricordiamo, anche biomassa e materiali energetici, fattori molto rilevanti per Francia e Regno Unito), l’Italia ha una prestazione largamente superiore alla media europea e al dato della Germania.
È interessante osservare che tra il 2010 e il 2016 il tasso di circolarità dell’economia italiana è aumentato (+47%) in maniera molto consistente. a differenza di altri Paesi: Francia +11%, Regno Unito +10%, Germania +4% (la Spagna fa registrare un -21%). Questo è dovuto sia all’ulteriore riduzione dei consumi di materia connessa alla crescita dell’uso di fonti rinnovabili, sia alla contrazione della produzione edilizia, sia all’incremento del tasso di riciclo in alcuni processi industriali.
Nello specifico della produzione industriale, il tasso di circolarità dell’economia italiana è molto elevato, superiore al 50%.

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