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-D: Ci parli del progetto “Io Sono Cultura” qual è attualmente la panoramica generale? Cosa è emerso dal Rapporto Fondazione Symbola?

-R: Il Progetto “Io sono Cultura” certifica che con noi come regione e come assessorato alla cultura abbiamo avuto delle idee valide, abbiamo fatto degli investimenti che stanno dando e hanno dato come si è visto i loro frutti: nel 2019 abbiamo investito 4 milioni e mezzo di euro per le start-up delle imprese culturali creative poi è arrivata la Pandemia purtroppo ma i risultati sono quelli che abbiamo sotto gli occhi, 345.000 operatori e 24 miliardi di euro di fatturato complessivo che denotano un bel distacco rispetto alla seconda regione italiana, il Lazio. A tutto questo corrispondeva però una visione: non abbiamo soltanto finanziato le imprese culturali creative ma fatto un lavoro costante e lungimirante, una su tre è tra l’altro in Lombardia.

-D: Le ricordiamo la sua battuta al ministro Franceschini…

-R: Esatto. Quando stava per distribuire i fondi del PNRR dissi il 30% di darli a me e poi il resto a chi volesse… Tornando a noi e alla visione di cui parlavo: subito dopo questo investimento sulle start-up delle imprese culturali creative abbiamo istituito un bando Innova Musei, con Fondazione Cariplo e Unioncamere perché lo schema è sempre lo stesso Regione Lombardia 50%, Fondazione Cariplo 25%, Unioncamere 25%.

-D: Ci ha anticipati… Cultura, creatività e innovazione, ad esempio il bando Innova Musei, come questi fondamentali settori, possono per il nostro Paese divenire insieme, driver dell’economia-turismo e dell’eccellenza partendo dalla Lombardia?

-R:
 Complessivamente il bando ammontava a 3 milioni e mezzo di euro se non vado errato o poco più di 3,2 milioni circa, abbiamo avuto 121 progetti su 205 musei, una settantina hanno presentato un progetto e idem su 34 eco musei una ventina hanno presentato altri progetti e poi abbiamo creato una manifestazione di interesse perché abbiamo prima selezionato le imprese culturali creative poi abbiamo incrociato l’offerta museale: 16 musei si sono dichiarati disponibili “a farsi ribaltare come un calzino” per incrementare il tasso di nuove tecnologie applicate appunto alla rappresentazione museale e dal punto di vista dell’innovazione che è assolutamente fondamentale. Io sono convinto che se noi andiamo avanti con i metodi e i criteri, con gli schemi che abbiamo adottato fin qui che sono sempre gli stessi dagli anni 60 ai 90, tra vent’anni avremo i musei completamente vuoti e quindi è necessario innestare, fare veramente una robusta iniezione di nuove tecnologie che non vuol dire abusare o violentare l’offerta museale, vuol dire avere la sensibilità e l’intelligenza per utilizzare al meglio le nuove tecnologie senza appunto stravolgere il senso della cultura e dell’arte.
Soprattutto in Lombardia che è la regione italiana più vicina al modello europeo rispetto a servizi, digitalizzazione e forma mentis se vogliamo per così dire, riassumere il tutto.

Devo consentire che la fruibilità di un’opera, di una struttura museale possa aumentare e di conseguenza con il bando Innova Musei abbiamo cercato di dare un’iniezione in questo senso. L’auspicio è quello che tutto questo si traduca in una in una reazione a catena e che anche altri musei seguano appunto questa tendenza. Un esempio particolarmente chiaro e anche un po’ estremo se vogliamo, di quello che abbiamo fatto e che vogliamo continuare a fare nei prossimi 5 anni, sono i 3 milioni di euro che abbiamo investito a Borgo Virgilio per realizzare in occasione della ricorrenza del settimo centenario di Dante Alighieri, un museo in onore di Publio Virgilio Marone, il maestro di Dante. Questo perché? Perché sostanzialmente su Virgilio non c’è niente a testimoniare la sua grandezza non è come invece accade per lo scrittore del seicento, del settecento o dell’ottocento. Il museo dedicato a Virgilio è stato creato a Borgo Virgilio in un vecchio edificio militare di età napoleonica ristrutturato, proprio per dare una forte motivazione a muoversi da Milano che è la metà turistica per eccellenza nella nostra regione, e per far sì che ne valga la pena (sono due ore e mezza circa di viaggio dal capoluogo lombardo) e che sia un’esperienza unica e irripetibile.

-D: Come la Pandemia ha inciso sugli investimenti nella cultura e nell’arte in Lombardia? E come spiegherebbe questo incremento?

-R:
 Una considerazione che vorrei fare riguarda un dato che mi ha sorpreso molto e che tuttora ritengo effettivamente inspiegabile… Nel corso della Pandemia gli investimenti attraverso l’Art Bonus in Lombardia sono aumentati da 187 milioni a 213 milioni di euro già prima della pandemia erano il 51% degli investimenti in cultura in Lombardia: il 16% la regione, il 33% lo Stato insieme alle province e ai comuni in minima parte e il 51% veniva dall’imprenditore privato attraverso l’Art bonus. Adesso siamo intorno al 54 – 55%, la seconda regione dopo la Lombardia e il Piemonte al 21%… Una cosa veramente inaspettata. La mia idea sarebbe di agevolare il più possibile questo processo e questa sinergia tra pubblico e privato anche per poter gestire meglio le strutture e avere un’idea di come esse performano realmente anche magari nominando un unico Direttore, una figura però che sia anche manageriale, per più strutture sia per ottimizzare i costi sia per dare una linea unica a più edifici culturali e che li gestisca rientrando delle spese e magari anche andando in attivo per poter poi creare al loro interno nuove iniziative culturali.

 -D: Art Bonus. Cosa pensa del rapporto investimenti pubblico-privato nell’ambito arte e cultura? Come si può costruire una sinergia?

-R: Poco fa abbiamo appunto accennato al rapporto tra pubblico e privato e qui vengono fuori due esigenze su cui secondo me bisogna intervenire: la prima è che noi come regione siamo un po’ isolati rispetto al flusso dell’Art bonus perché l’imprenditore privato passa dal Ministero e investe sul bene pubblico, non passa dalla regione, io lo so come regione perché mi interfaccio con il sindaco ma sarebbe opportuno che anche le regioni venissero coinvolte nella filiera perché se l’imprenditore privato vuole rifare, ristrutturare un museo, una biblioteca o un edificio culturale la cosa si può anche fare insieme: il privato ci mette metà dei fondi, la regione l’altra metà e in questo modo troviamo una convergenza virtuosa tra pubblico e privato.
La seconda ragione è che mi rendo conto è solo mia come assessore alla cultura in regione Lombardia, non è degli altri assessori alla cultura di altre regioni e che si possa estendere l’Art Bonus anche al privato e non solo al bene pubblico non solo al museo civico, non solo al museo statale, alla biblioteca civica ma anche al museo privato.
Su 603 musei in regione Lombardia totali ve ne sono solo 12 statali, gli altri 591 non sono bravo in matematica, sono musei o privati o comunali e peraltro, non è una polemica sono quelli che funzionano peggio basti vedere cosa succede a Brera, alle grotte di Catullo o alle incisioni rupestri in Valcamonica che il sabato e la domenica sono chiuse nonostante quest’anno Brescia la provincia di Brescia -Bergamo e la Valcamonica siano diventate la capitale della cultura 2023…

-D: Ci può fare un bilancio dei cinque anni appena trascorsi e parlarci delle prospettive per il futuro della Lombardia?

-R: Posso solo dire che i risultati si sono visti e con un’evidenza forte, ne abbiamo potuto discutere finora. Purtroppo, abbiamo dovuto subire passivamente questi due anni di Pandemia che ci hanno letteralmente bloccati in ogni aspetto e tra i comparti che ne hanno certamente risentito di più vi è quello dei lavoratori come ben sappiamo, della cultura e dello spettacolo. Abbiamo attivato delle iniziative di streaming degli spettacoli e delle opere nei teatri della Regione Lombardia che hanno permesso a questi professionisti di lavorare e di dare una dimensione ultraregionale ai progetti: con lo streaming eravamo chiaramente ben oltre la capacità di sedute dei singoli teatri. Ecco questo non deve perdersi, è fondamentale certo la visione dello spettacolo dal vivo ma bisogna assolutamente proseguire con la tecnologia a supporto per dare ancor maggiore visibilità e lustro alla cultura della nostra Regione.
Quello che vorrei è che si continuasse su questa strada che abbiamo con tanto duro lavoro iniziato e portato avanti, senza indietreggiare minimamente anzi con una spinta ancor maggiore verso la modernizzazione del settore culturale tramite creatività e innovazione e grazie all’eccellenza lombarda a fare da guida.

Oggi va detto: le regioni sono il vero motore del cambiamento in questo Paese sempre se si pone l’obiettivo di diventare più moderno, più agile e più efficiente teniamolo bene a mente.

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Intervista a Stefano Bruno Galli, Assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia - Sara Esposito | Gazzetta di Milano

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