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Per la legge proposta dal presidente di Symbola vanno considerati non come un peso ma come una opportunità. Bisogna però favorire la diffusione della banda larga e accettare le sfide. Serve una svolta culturale, nella consapevolezza che se una cosa dell'Italia attrae il mondo è l'intreccio tra storia, cultura, natura e bellezza “E' stata una lunga marcia ma al tempo stesso siamo solo all'inizio”, spiega Ermete Realacci al telefono. In effetti molta acqua è passata sotto i ponti da quando la legge sui piccoli Borghi, la n. 158 del 6 ottobre 2017 (100 milioni di euro in più anni), ha iniziato con la sua firma in testa l'iter attraversando quattro legislature fino all'approvazione. Quelle norme rivestono una importanza fondamentale per il futuro di un Paese come il nostro. Considerano i piccoli borghi non come un peso ma come una opportunità. Mirano alla riscoperta di un “ Piccolo mondo antico , che poi tanto piccolo non è”. Perché parliamo di 5.567 piccoli comuni che amministrano più della metà del territorio nazionale, di oltre 10 milioni di cittadini che ci vivono e di almeno altri 10 milioni che con questi posti hanno un rapporto privilegiato rispetto alla loro identità”. Forse per questo, “l'ex capo dello Stato Azelio Ciampi vedeva in quel provvedimento una decisiva possibilità di valorizzazione della nostra identità”.

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Intervista a Ermete Realacci: “I piccoli borghi italiani hanno il Dna dell’umanità. Guardiamoli con nuovi occhi per creare economia e lavoro” Ignazio Dessì | Tiscali.it

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