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In anni complessi come quelli che stiamo vivendo, è utile capire quali siano le realtà aziendali e le organizzazioni capaci di affrontare il tempo presente con logiche adeguate al mondo contemporaneo.

Ciò vale ancora di più per l’Italia: un Paese dove si trovano imprese e strutture che si sono attivate per creare un circolo virtuoso tra la dimensione economico-produttiva e il tessuto sociale. A volte, questa produzione di valore è visibile in maniera chiara sui territori locali, altre volte un po’ meno.

Dal 2014, Symbola – Fondazione per le Qualità Italiane (sede a Roma) e Unioncamere (sede a Roma) promuovono la ricerca Coesione è Competizione. Nuove Geografie della Produzione del Valore in Italia.

Ogni due anni, questa ricerca viene aggiornata, con riflessioni di attualità su un insieme di soggetti, di cui fanno parte: organizzazioni no profit orientate al mercato, imprese sociali, cooperative di comunità, visionari, facilitatori sociali, realtà con una struttura di ibrido organizzativo, benefit corporations, aziende for profit che operano nel sociale, imprese coesive.

Nel 2016, ho avuto modo di fare parte del gruppo di lavoro che ha prodotto questa ricerca. E ho avuto occasione di partecipare a questa ricerca anche nell’edizione di quest’anno (2018).

Anche nell’edizione appena pubblicata, questo studio – promosso da Fondazione Symbola e Unioncamere in collaborazione con Aiccon – ha dimostrato come le imprese in grado di coniugare innovazione e responsabilità sociale possano essere anche più competitive: le imprese coesive – ovvero quelle che intrattengono relazioni virtuose con le altre imprese, con le comunità, con le istituzioni, con i consumatori, con il Terzo settore – registrano anche bilanci migliori: dichiarano, infatti, fatturati in aumento nel 53% dei casi, contro il 36% delle imprese non coesive. Assumono di più: il 50% delle imprese coesive ha aumentato l’occupazione nel biennio 2017-2018, tra le altre aziende solo il 28% lo ha fatto. Esportano di più: le imprese coesive hanno un fatturato estero in aumento nel 45%
dei casi, a fronte del 38% delle aziende non coesive. Queste imprese, grazie anche ad una spiccata attenzione all’ambiente – investono di più in prodotti e in tecnologie green (il 38% delle imprese coesive contro il 21% delle non coesive, nel triennio 2015-2017), generano occupazione e benessere economico e sociale, sono molto orientate alla creazione di prodotti e servizi di qualità.

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In cerca di idee, Gabriele Caramellino | Il Sole 24 ore - Nova

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