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GREEN ECONOMY: LA MIGLIORE RISPOSTA ALLA CRISI, UNA SFIDA PER IL FUTURO
I DATI DEL RAPPORTO GREENITALY 2017 DI FONDAZIONE SYMBOLA E UNIONCAMERE

IN ITALIA 3 MILIONI DI GREEN JOBS, IL 13,1% DEGLI OCCUPATI

355 MILA IMPRESE MADE IN ITALY (27,1% DEL TOT.) RIPARTONO CON LA GREEN ECONOMY: SONO PIU’ COMPETITIVE, ESPORTANO E ASSUMONO DI PIU’

LA LOMBARDIA PRIMA REGIONE ITALIANA PER NUMERO DI IMPRESE CHE INVESTONO GREEN
MILANO PRIMA TRA LE PROVINCE ANCHE PER ASSUNZIONI PROGRAMMATE DI GREEN JOBS

REALACCI: “UN’ITALIA CHE FA L’ITALIA INCROCIANDO INNOVAZIONE QUALITA’ BELLEZZA COMUNITA’ E INDUSTRIA 4.0”

Milano, 9 novembre 2017. La green economy è un formidabile fattore di competitività ed è stata in questi anni difficili la migliore risposta alla crisi, una strada che guarda avanti e affronta le sfide del futuro incrociando la natura profonda della nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, la coesione sociale, naturali alleate dell’uso efficiente di energia e materia, dell’innovazione, dell’high-tech. Una coraggiosa e vincente evoluzione di sistema avviata ‘dal basso’, che si basa su investimenti e produce lavoro, sostiene la coesione delle comunità e si intreccia con il territorio. Lo dimostrano i numeri di GreenItaly 2017, l’ottavo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il  Conai, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e con il contributo di Ecopneus. Il rapporto misura e pesa la forza della green economy nazionale: più di un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso sulla green economy, che in Italia significa più ricerca, innovazione, design, qualità e bellezza. Sono infatti 355mila le aziende italiane, ossia il 27,1% del totale, dell’industria e dei servizi che dal 2011 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2.  Una quota che sale al 33,8% nell’industria manifatturiera, dove l’orientamento green si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell’occupazione. E quest'anno si registra una vera e propria accelerazione della propensione delle imprese a investire green: ben 209 mila aziende hanno investito, o lo faranno entro l'anno, su sostenibilità ed efficienza, con una quota sul totale (15,9%) che ha superato di 1,6 punti percentuali i livelli del 2011.

Alla nostra green economy si devono già 2milioni 972mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’. Una cifra che corrisponde al 13,1% dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla nostra economia ‘verde’ infatti arriveranno quest’anno 320 mila green jobs e considerano anche le assunzioni per le quali sono richieste competenze green si aggiungono altri 863 mila occupati. Insieme all’occupazione la green economy crea anche ricchezza: i quasi 3 milioni di green jobs italiani contribuiscono infatti alla formazione di 195,8 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 13,1% del totale complessivo. Il salto competitivo e  innovativo che la green economy riesce a far compiere alle imprese trae forza anche dal forte connubio “green-R&S”, perché, ad esempio, le medie imprese industriali che investiranno quest’anno in ricerca e sviluppo sono il 27% tra quelle che puntano sull’eco-efficienza e solo il 18% tra le altre.

Questo dato trova una conferma nei dati sui green jobs (ingegneri energetici o agricoltori biologici, piuttosto che esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto, ecc.): nell’area aziendale della progettazione e della ricerca e sviluppo i green jobs rappresentano il 60% delle assunzioni previste per il 2017. Un tema che si collega a doppio filo con il Piano Nazionale Impresa 4.0, ovvero l’impegno pubblico del governo per sostenere la quarta rivoluzione industriale.  Molte delle tecnologie abilitanti richiamate nel Piano rispondono infatti a necessità delle imprese di ridurre impatti di tipo energetico e/o ambientale piuttosto che di rendere i processi più efficienti (ad esempio riducendo sprechi e riutilizzando materiali). Non è un caso che le medie imprese industriali che investono nel green siano molto più a conoscenza delle altre delle misure contenute nel Piano (due terzi contro neanche la metà delle non  investitrici green).

Il rapporto GreenItaly è stato presentato oggi al Palazzo della Triennale di Milano dal Direttore e dal Presidente della Fondazione Symbola, rispettivamente Domenico Sturabotti ed Ermete Realacci, insieme a Marco Mazzei e Giacomo Biraghi per Milano+15, Vittorio Biondi, Direttore Politiche Industriali e Competitività del Territorio Assolombarda, Leopoldo Freyrie, Presidente Fondazione Riuso e Gloria Zavatta, Amministratore Unico AMAT, alla presenza dell’Assessore all’Urbanistica Verde e Agricoltura Comune di Milano Pierfrancesco Maran. I lavori sono stati coordinati da Carlo Montalbetti, Promotore di Symbola.

GreenItaly 2017 ci dice che la green economy è una efficace leva per lo sviluppo, un paradigma produttivo sempre più forte e diffuso nel Paese. In termini di imprese, che in numero crescente fanno scelte green. E in termini di risultati, nei bilanci, nell’occupazione.  Un  modello che ha a cuore la crescita delle comunità e la qualità della vita dei territori. Il 69%  delle medie imprese green si impegna in sostegno alla sviluppo del proprio territorio, mentre tra le imprese non green tale percentuale scende al 36%.

“Emerge con sempre maggiore forza, la necessità di un’economia più sostenibile e a  misura d’uomo e per questo più forte e competitiva.  Lo si evince afferma il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci - anche dal Nobel nuovamente dato ad un economista atipico che riflette sulle persone e sulle comunità: quest’anno a Richard Thaler che, con le sue teorie, ha spiegato come i tratti umani incidono le decisioni individuali e gli esiti del mercato. Per andare in questa direzione occorre un’economia che incroci  innovazione e qualità con  valori e coesione sociale; ricerca e tecnologia con design e bellezza, industria 4.0 e antichi saperi. La green economy è la frontiera più avanzata  per cogliere queste opportunità. È l’Italia che fa l’Italia,  che non dimentica il passato ma che è insieme innovativa e promettente oltre i luoghi comuni, in grado di affrontare le sfide del futuro, un Paese di cui andare fieri e cui dare credito.”

LOMBARDIA

Con 63.170 imprese green la Lombardia è al primo posto in Italia nella graduatoria regionale per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green.

Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 22.300 imprese green la provincia più virtuosa della Lombardia. Seconda Brescia con 8.720 imprese green, terza Bergamo a quota 6.660. Seguono Monza e Brianza con 5.320, Varese con 5.190 imprese green, Como attestata a 3830 imprese green, Pavia a quota 2.580,  Mantova con 2.240 imprese, Lecco a 2.100,  Cremona 1.870, Lodi  1.220 e Sondrio 1.140. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al  primo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green. Più in generale è tutta la regione a confermare ottime performance ‘verdi’: nella top twenty delle provincie per valore assoluto di imprese che hanno investito o investiranno green entro l’anno, infatti, ci sono anche il sesto posto di Brescia, il decimo di Bergamo, il quattordicesimo di Varese e il diciottesimo di Monza e Brianza.

Ma i primati della regione non si fermano qui: con 81.620 assunzioni di green jobs programmate dalle imprese per il 2017, più di un quarto del totale nazionale, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per numerosità di assunzioni verdi programmate entro l’anno. Un primato nazionale che vanta anche Milano, con le sue 42.910 mila assunzioni previste di green jobs, a livello provinciale

Non a caso, molte delle aziende citate nella ricerca hanno casa proprio in Lombardia.  Per la provincia di Milano possiamo citare Zagato , produttore delle carrozzerie delle auto più belle al mondo, oggi impegnata nella progettazione dell’auto del futuro. Per l’Università di Masdar di Dubai, Zagato ha disegnato navette elettriche senza conducente, ormai in opera da qualche anno; mentre sta avviando un progetto per la realizzazione di una berlina elettrica per una startup cinese. Sempre a Milano hanno sede anche Aida Partners, una delle più importanti società italiane di comunicazione ambientale, ed Ecopneus, il più rappresentativo consorzio per  il recupero dei pneumatici fuori uso (PFU) grazie al quale nel 2016 sono state recuperate 245.722 tonnellate di pneumatici a fine vita, Lifegate un media network che coinvolge una community di oltre 5 milioni di persone grazie al sito, ai canali social e alla radio, GB Network Marketing Communication che ha dato vita all’eco-piattaforma internazionale CLASS che sostiene e promuove prodotti eco-sensibili per la moda, la casa e il design.

 Nella provincia bergamasca c’è Brembo, leader mondiale nella produzione di impianti frenanti per veicoli, impegnata nella produzione di pastiglie frenanti a basso impatto ambientale, oltre che di veicoli urbani elettrici leggeri di nuova generazione. Ha base nella provincia di Brescia, invece, Ecowood, che dal recupero di materiali legnosi di numerose aziende Lombarde ha sviluppato una linea di complementi di arredo e un utile contenitore per la raccolta differenziata, oltre ad alimentare la centrale termica che consente il riscaldamento aziendale e la produzione di energia elettrica. Per Como possiamo citare la BLM, azienda della meccanica che ha ideato LC5, una macchina in grado di tagliare tubi e lamiere con un’unica testa di taglio grazie ad una sola sorgente laser in fibra che abbatte drasticamente i consumi elettrici e raddoppia la produttività. Troviamo nella provincia di Monza e Brianza Dermochimica, impegnata nella produzione di resine ecologiche per la lavorazione della pelle. La mantovana Fulgar produce, invece, filati di poliammide e da anni si dedica a sviluppare prodotti a ridotto impatto ambientale, come la fibra bio-based EVO®, che consente di risparmiare il 52% di acqua per kg prodotto. Per la provincia di Pavia possiamo citare Anemotech, start up che ha realizzato The Breath®, l’innovativa tecnologia ambientale capace di assorbire, bloccare e disgregare le molecole inquinanti presenti nell’atmosfera, grazie ad un tessuto multistrato, con cui è possibile rivestire le pareti degli edifici. Infine, nella provincia di Varese, c’è Mazzucchelli, che ha realizzato M49®, un nuovo polimero di acetato bio-based, biodegradabile e riciclabile ricavato da semi di cotone e scarti di legno con plastificanti e pigmenti naturali che è stato scelto da Gucci e Stella Mc-Cartney per gli accessori delle proprie collezioni.

Le imprese green sono protagoniste della ricerca e dell’export

Le aziende della green Italy sono più propense più propense a investire in ricerca: nel 2017 la diffusione della divisione ricerca e sviluppo tra le medie imprese manifatturiere che hanno investito in prodotti e tecnologie green nel triennio 2014-2016 è a quota 27%, contro il 18% delle non investitrici.

Ricerca e sviluppo sostengono i risultati in termini di fatturato ed export. Nel 2016 le medie imprese manifatturiere che investono green hanno avuto un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore rispetto al resto delle imprese: hanno incrementato l’export nel 49% dei casi, a fronte del 33% di quelle che non investono nel verde. Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2015 e 2016, nel 58% delle imprese che investono green, contro il 53% delle altre.  E per quest’anno si aspettano di avere un incremento del fatturato il 57% delle imprese green contro il 53% delle altre

La green economy fa bene all’occupazione

Le assunzioni di green jobs programmate dalla imprese per il 2017 sono 318.010. I green jobs, pur così importanti e di crescente interesse per il nostro sistema produttivo,  sono figure che per le imprese sono di più difficile reperimento, per le quali è richiesta più esperienza e un livello di qualificazione più elevato. Aspetti che richiamano importanti implicazioni sul versante della formazione. Queste figure si caratterizzano poi per una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempo indeterminato sono oltre il 46% nel caso dei green jobs, quando nel resto delle altre figure tale quota scende a poco più del 30%. Ai green jobs in senso stretto vanno poi aggiunte le assunzioni per le quali sono richieste competenza green che sono altre 863mila.

 

Dove sono più richiesti i green jobs 

La prima regione per numerosità assoluta di assunzioni programmate di green jobs in senso stretto è la Lombardia, dove se ne contano quasi 81.620, pari a poco più di un quarto del totale nazionale (25,7%), seguita a distanza dal Lazio, con 35.080 assunzioni (11% del totale nazionale), dall’Emilia Romagna con 32.960 di green jobs (10,4%), quindi da Veneto a quota 30.940 e Piemonte con 24.340. Troviamo quindi la Campania (17.680), la Toscana (16.470), la Puglia (14.300), la Sicilia (12.250) e la Liguria (9.300).

Avvicinandoci ancor di più ai territori, le prime province per numerosità assoluta di green jobs programmate sono le grandi realtà di Milano, con 42.910 assunzioni, e Roma, con 29.480. In terza posizione c’è Torino, dove la domanda di green jobs è di 15.070 unità, quarta Napoli con 9.670 assunzioni, quinta Brescia con 9.110 assunzioni.

 

 

Ufficio stampa Symbola, Laura Genga – 380.7067441

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