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Come risollevare il nostro Appennino, dimenticato per decenni, a
tratti ferito dal terremoto, eppure oggi più che mai spazio ideale
per la sperimentazione di stili di vita, produzione e consumo
davvero sostenibili? Una catena montuosa costellata di
opportunità e attrattive, ricca di risorse, cultura e storia, eppure a
lungo ignorata da un turismo sempre più globale, massificato e
omologato. Fatti salvi gli itinerari classici delle città d’arte o delle
isole, c’è un’Italia imperdibile da scoprire, l’Italia dei borghi, dei
cammini e dei boschi; quella minore (si fa per dire), dove in una
piccola pieve puoi scoprire un Piero della Francesca, un Raffaello,
siti archeologici di tremila anni fa (la genesi delle popolazioni
etrusche, sannite, daune ecc), dove con costi contenuti è possibile
immergersi in una natura incontaminata e gustare migliaia di
specialità enogastronomiche, dall’ultimo lembo della Liguria fino
alla Calabria. Tutto questo a un’ora circa dal mare, che sia Tirreno
o Adriatico.

Ma l’Appennino non è solo meta ideale per un turismo slow e
consapevole, è già e può tornare a essere pienamente luogo di
abitazione, lavoro e produzione. In attesa che a livello centrale si
attuino strategie adeguate per valorizzare al meglio questi
territori, la cosa migliore è dare spazio e sostegno a nuove idee,
soprattutto efficaci.
Giovani (e non solo), prendete nota: è di questi giorni il bando
ReStartApp 2021, un incubatore per nuove imprese costituite da
under 40. Idee e start up da realizzare nelle filiere produttive
tipiche della montagna, ovvero agricoltura, allevamento e
agroalimentare, gestione forestale, turismo, artigianato e cultura,
manifattura e servizi. Quindici i posti a disposizione e circa un
mese per presentare la propria candidatura (i termini scadono il
14 maggio).

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