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L’Italia è da sempre considerata la patria della bellezza e della creatività, a provarlo sono i numeri.

Camilla Lo Schiavo

Il ministro della cultura Dario Franceschini ha recentemente presentato la sua ultima pubblicazione, Con la cultura si mangia?, edito dalla Nave di Teseo. L’espressione smentita del ministro Tremonti funge da interrogativo per dimostrare il valore economico e sociale della filiera culturale e creativa. Con un fatturato complessivo di 85 miliardi (pari al 5,7% sul totale dell’economia), la filiera, nonostante le criticità riscontrate durante la pandemia, ha impattato su soggetti e servizi i cui output appartengono ad altre attività economiche, generando indirettamente 240 miliardi di euro[1]. Ciò è il frutto di una realtà vivace, in grado di dialogare con più attori e di produrre soluzioni innovative e modelli di sviluppo sostenibile il cui valore che va oltre i semplici ricavi economici, interpretando l’anima stessa del nostro paese.

L’Italia è da sempre considerata la patria della bellezza e della creatività. A provarlo sono i numeri: il primato degli Uffizi, da museo più visitato d’Italia con 1.721 visitatori a miglior museo al mondo secondo la rivista inglese Timeout e quinto museo più visitato secondo la rivista newyorkese The art News Newspaper; il Colosseo, sede lo scorso agosto del primo G20 dedicato alla cultura; i portici di Bologna, 62 chilometri di spazio intermedio che hanno reso l’Italia primo paese per numero di siti UNESCO (58).

La stagione del 2022 prosegue con le linee del PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza): su un totale di 191, 5 mld, sono stati investiti a favore del settore culturale e del turismo 7 miliardi, la cifra in assoluto più alta rispetto agli altri piani di ripresa europei (cfr tabella). Questa scelta è dettata dal crescente ruolo che la cultura sta assumendo in riferimento a elementi ritenuti essenziali quali la coesione, l’integrazione, l’inclusione sociale, l’innovazione e il benessere. Come ha sottolineato il presidente Mattarella nel discorso al parlamento, la cultura non è il superfluo, ma un elemento costitutivo dell’identità italiana. Come tale, va preservata e sostenuta, di modo che divenga ancor di più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico.

 

PAESI EUROPEI TOTALE PIANI NAZIONALI

(/MLD)

TOTALE INVESTIMENTI IN CULTURA

(/MLD)

PERCENTUALE SUL TOTALE
ITALIA 191, 5 7 mld 3,7%
FRANCIA 39,4 2 mld 5%
GERMANIA

(PROGRAMMA NEUSTART KULTUR)[2]

 

-

 

920 mln

 

-

PORTOGALLO 16,644 243 mln 1,5%
SPAGNA 69,528 825 mln 1,2%

Elaborazione Fondazione Symbola su dati Osservatorio PNRR

[1] Dati Io sono cultura 2021.

[2] Si tratta di un maxi-programma varato dal governo Merkel a sostegno dei lavoratori del settore artistico e culturale.

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