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Start-up torinese a vocazione sociale impegnata nella raccolta di capi usati, salvandoli dalla discarica e rendendoli nuovamente indossabili grazie alla rete dei suoi professionisti artigiani

Il sistema moda può giocare un ruolo fondamentale nella transizione green e molti player del settore stanno già trovando nell’upcycling una soluzione per trasformare gli scarti in qualcosa di nuovamente indossabile. Tra le realtà attive in Italia spicca Atelier Riforma, start-up torinese a vocazione sociale che in circa un anno e mezzo ha raccolto oltre 8.000 capi, salvandoli dalla discarica, in un modus operandi basato sulla circolarità.

La filiera di raccolta è trasparente e tutti i capi sono catalogati e tracciati.
Atelier Riforma collabora con enti non-profit impegnati nella raccolta di vestiti usati a fini solidali, donando capi utili all’utenza delle associazioni (come indumenti caldi) e ricevendo in cambio vestiario inutile alle associazioni, come abiti da sera o tailleur. I capi raccolti vengono lavorati dal network di artigiani della start-up: una rete composta da professionisti sartoriali, per la maggior parte giovani donne, oltre a sartorie sociali. Tra le collaborazioni ci sono anche scuole di moda: un’occasione per formare i professionisti del futuro sull’upcycling nel tessile.
Atelier Riforma sta sviluppando una piattaforma B2B per consentire ad aziende di riciclo tessile, designer che fanno upcycling o negozi di capi usati di reperire facilmente la materia prima per fare prodotti circolari.
In vista dell’obbligatorietà della raccolta differenziata dei rifiuti tessili, sta inoltre sviluppando la prima tecnologia per catalogazione, smistamento e tracciamento di rifiuti tessili, al fine di incanalarne il maggior numero possibile verso impieghi sostenibili.

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