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Nata come spin-off dell’Università della Calabria, 3D Research è un’azienda che ha avuto il merito di connettere mondi distinti tra loro come l’ingegneria industriale, le tecnologie 3D e la subacquea al fine di metterli al servizio dell’archeologia.

Grazie alle tecnologie hardware e software sviluppate dall’azienda, ad esempio, è possibile ottenere delle perfette copie digitali di reperti o interi siti attraverso la scansione laser e la fotogrammetria 3D, che possono diventare anche copie fisiche con l’utilizzo di stampanti 3D. In questo modo si evitano procedimenti che minano l’integrità dell’originale, come spostamenti o metodi invasivi quali il tradizionale calco, oppure consentono di effettuare analisi strutturali, simulazioni e restauri digitali e/o fisici. 

L’azienda a ha già ricostruito più di 400 reperti custoditi in musei italiani e non.  Ma la più grande innovazione di 3D Research è la rivoluzione apportata nell’ambito dell’archeologia subacquea, da sempre il settore più difficilmente accessibile al pubblico.

Con il progetto H2020 i-MARECULTURE, insieme a partner esteri e all’Istituto Centrale per il Restauro, 3D Research ha sviluppato un sistema che consente ai sub di vedere lo splendido sito sommerso di Baia in realtà aumentata come doveva apparire in epoca romana, e di ricevere informazioni rispetto alla propria posizione.

Chi non si immerge può invece visitare il sito sommerso e la ricostruzione tramite un visore di realtà virtuale. 

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