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La Via Amerina, che prende il nome dall’antica città di Ameria, l’attuale Amelia (TR), venne costruita dai Romani nel 240 a.C. su precedenti tracciati usati dai Falisci e dagli Umbri, che arrivavano fino all’Adriatico.

Fu attraverso questa direttrice che i Romani, a partire dal IV secolo a.C., iniziarono la loro espansione nella penisola italica.

La Via Amerina venne percorsa anche dai primi martiri, che la utilizzarono per diffondere il cristianesimo sin dai tempi delle persecuzioni di Diocleziano. Tra questi si ricordano Santa Illuminata e Santa Firmina di Amelia, entrambe uccise dai prefetti dell’Imperatore.

La direttrice riacquisì una grande rilevanza strategica nel Medioevo, quando i Longobardi conquistarono la penisola istituendo i regni della Langobardia Maior, nell’Italia settentrionale, e della Langobardia Minor, nell’Italia centro-meridionale.

Le due aree di influenza longobarda erano tagliate a metà dal percorso della Via Amerina, che univa l’Esarcato di Ravenna e Roma, ovvero gli unici due possedimenti rimasti ai Bizantini.Questi, per mantenere il collegamento tra le due città, difesero strenuamente la sottile striscia di terra, creando un sistema di torri e fortificazioni chiamato Corridoio Bizantino.

Oggi è possibile percorrere una parte dell’antica strada romana grazie al Cammino della Luce, 220 km da Perugia a Roma che attraversano l’Umbria e il Lazio. I comuni toccati dal cammino sono 23, di cui 8 piccoli.

Partiti dalla Cattedrale di Perugia, dove è conservata la reliquia del Sacro Anello, che secondo la tradizione Giuseppe avrebbe donato a Maria per il loro matrimonio, si può scegliere se passare per Assisi o raggiungere direttamente Deruta. Il paese, annoverato tra i “borghi più belli d’Italia”, è noto per la produzione di maioliche fin dal XIII secolo, e ospita il più antico museo italiano dedicato alla ceramica, istituito nel 1898.

Camminando tra le campagne di Collazzone, dove morì il beato Jacopone da Todi, tra i più importanti autori di laudi della letteratura italiana, si arriva a Todi. Qui, fuori dalle mura duecentesche della città, si può ammirare il Tempio di Santa Maria della Consolazione, il cui disegno viene attribuito al Bramante e i cui lavori furono eseguiti da celebri architetti del Rinascimento come il Vignola e Baldassarre Peruzzi.

Da Todi, passando per Avigliano Umbro, dove si trova la Foresta Fossile di Dunarobba (Patrimonio UNESCO), con tronchi alti fino a 8 metri, si raggiunge Amelia, città che dà il nome al cammino. Arroccato su una collina e circondato da imponenti mura romane e medievali, il paese è dominato da una torre decagonale dell’XI secolo, simbolo della città, a pochi passi dal Duomo, dove sono conservate le reliquie della martire Firmina.

Lasciata la città si cammina su un tratto dell’antica Via Amerina con il basolato perfettamente conservato e si entra nel Lazio attraversando il Tevere, giungendo così a Orte. Il cammino prosegue quindi per Vasanello, dove è possibile visitare il Castello Orsini le cui sale, affrescate per le nozze di Giulia Farnese con Orsino Orsini nel 1490, sono aperte al pubblico. Continuando su un altro tratto ben conservato della via romana, si passa per Corchiano, dove si trovano numerose necropoli etrusche, e Nepi dove, nel 1828, soggiornò il pittore inglese William Turner, che ritrasse l’antico acquedotto e la Rocca dei Borgia in alcuni acquerelli. Infine, superata Formello, si attraversa la Riserva Naturale dell’Insugherata e si arriva a Roma.

 


Questo contributo fa parte della rubrica Cammini d'Italia, parte del rapporto Piccoli Comuni e Cammini d'Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Fondazione IFEL.
Progetto grafico a cura di Bianco Tangerine.

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