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“La Toscana appare come l’Italia immagino che sia”
J.W.Goethe

 

Con il suo straordinario intreccio di paesaggi, di città e di abilità artigianali, di patrimoni culturali, artistici ed enogastronomici, la Toscana viene considerata, soprattutto a livello internazionale, la sintesi della bellezza del nostro Paese. Tuttavia i suoi punti di forza non risiedono solo nel passato, ma anche in un sistema manifatturiero di altissima qualità diffuso e radicato nei territori che è stato in grado di coniugare saperi antichi con design, innovazione e ricerca. Non è un caso che molti dei grandi brand italiani, dalla moda alla nautica, dalla meccanica all’arredamento, siano nati e tutt’ora realizzino qui le loro produzioni. Queste realtà sono state tra le prime a puntare sulla qualità, e i dati dell’export prima della crisi confermano la validità di questa scelta.
Oggi proprio queste imprese si trovano a dover fronteggiare una crisi diversa da quelle che ciclicamente colpiscono i settori, perché legata al crollo del commercio mondiale. Questa congiuntura negativa si è verificata nel momento in cui queste aziende guadagnavano posizioni nei nuovi mercati e consolidavano quelle nei mercati tradizionali, USA tra tutti.
La crisi per pu rappresentare un’occasione per ripensare, a partire proprio dalla sfida ambientale, comparti produttivi maturi e tradizionali, in un’originale interpretazione e declinazione della green economy. Una prospettiva che pu essere la via di uscita dalla crisi. La Toscana ha tutte le carte in regola per affrontare questa sfida e tornare a competere puntando proprio sulla qualità, sul capitale umano, sull’innovazione e sull’ambiente, come conferma il presente rapporto sulle qualità regionali.
Per descrivere le dinamiche qualitative in atto e quantificare il valore aggiunto regionale imputabile a produzioni di beni e servizi di qualità, la Fondazione Symbola ha realizzato il PIQ – Prodotto interno Qualità regionale, grazie al contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena. Continuando cos£ il lavoro iniziato con la Banca delle qualità Toscane che ha censito oltre 200 eccellenze imprenditoriali, istituzionali e sociali. Dall’analisi emerge un PIQ pari al 59,41%, dato legato in particolare al valore del fattore capitale umano, nettamente superiore alla media nazionale. Si riscontrano inoltre valori elevati di qualità non solo nei settori manifatturieri tradizionali, ma anche in quelli ad alto tasso di innovazione quali la meccanica e l’elettronica in cui il PIQ raggiunge un valore pari al 71%.
Il tessuto produttivo regionale vede molte aziende all’avanguardia nella meccanica, nella robotica, nel farmaceutico, nella ricerca scientifica, nelle telecomunicazioni, nell’aerospaziale, nella produzione di energia. La città di Pisa si è guadagnata il titolo di “provincia pi tecnologica d’Italia”, ponendosi in testa alla classifica per la quota di PIL destinata ad attività di R&S: ben 3,5%, una percentuale non solo tre volte maggiore alla spesa media italiana, ma addirittura superiore a quella europea e statunitense. Qui, grazie all’impegno dei ricercatori dell’Università Sant’Anna, si creano robot bio-ispirati, che imitano forme e comportamenti dell’essere umano o di varie specie animali. Siena è sempre pi all’avanguardia nelle biotecnologie, grazie anche a Toscana Life Science, il polo scientifico e tecnologico che sostiene attività di ricerca nel settore delle scienze della vita, promuovendo lo sviluppo di progetti orientati ad un’applicazione industriale. A Prato – che non è solo sinonimo di crisi – si sviluppano gli “smart textiles”, ossia tessuti composti da polimeri organici in grado di condurre elettricità, assorbire ed emettere luce, cambiare colore, trasmettere segnali. Al Lens di Firenze si sperimenta la costruzione del computer quantistico, mentre la Galileo Avionica fornisce gli equipaggiamenti alla sonda Cosmo Skymed. A Viareggio si costruiscono i mega yacht in cui l’Italia è leader a livello mondiale. A fianco di queste realtà imprenditoriali innovative vi è il sistema della ricerca scientifica: le Università, le Scuole di alta formazione, i centri di ricerca. Un patrimonio di valore inestimabile da cui la Toscana deve ripartire per rilanciare il proprio sviluppo. La carta dell’innovazione è quella su cui puntare anche per promuovere la ripresa del manifatturiero che è stato, ed è tutt’ora, il perno su cui poggia il sistema economico della regione, come conferma il valore del PIQ pari a 70,91% nei settori meccanica ed elettronica. In questo senso i risultati della ricerca forniscono indicazioni interessanti: nonostante il periodo sfavorevole, uno dei comparti tradizionali pi importanti, tessile abbigliamento, registra uno dei valori pi alti di PIQ, il 66,40%, come pure il sistema pelli che raggiunge il 63,32%. Basti pensare ad esempio al “distretto del lusso” di Scandicci, in provincia di Firenze, divenuto un polo di eccellenza nel settore della pelletteria di alta gamma, nel quale sono presenti alcune centinaia di aziende di ogni dimensione: dalle pi grandi firme del mercato mondiale alle medie imprese che hanno relazioni dirette con i grandi brand ma che realizzano anche prodotti propri, fino ad arrivare ad una fittissima rete di sub-fornitori che lavorano in conto terzi. Tra i processi di riconversione qualitativa va menzionato il distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, la cui specializzazione produttiva è l’industria delle pelli, del cuoio e delle calzature con 1.671 imprese e 1.972 unità locali. Le aziende del distretto realizzano oltre il 90% della produzione italiana del Vero Cuoio Italiano da suola, e il 70% della produzione dei paesi dell’Unione Europea, mentre la produzione calzaturiera riferita all’area pisana è orientata principalmente alle scarpe da donna di fascia medio-alta e sandali.
In questi anni a resistere e a vincere la sfida sono state quelle aziende che, giocando la carta dell’aggregazione per rete, dell’innovazione e delle produzioni di qualità, si sono riposizionate sul mercato internazionale, conquistando importanti nicchie. Anche queste, per, sono state colpite dalla crisi che, paradossalmente, sta mettendo in difficoltà persino le aziende pi competitive e innovative e quindi pi legate all’andamento delle esportazioni. Il perdurare della congiuntura negativa e una ripresa pi lontana e debole di quanto necessario pu portare, in Toscana come in Italia, all’indebolimento del sistema produttivo, rischiando cos£ di danneggiare la principale risorsa strategica del nostro Paese, ossia il capitale umano.
La crisi rischia di mettere a dura prova la coesione sociale e la tenuta dei territori, minando cos£ due dei principali punti di forza del modo italiano di fare impresa. Per questo è urgente che la politica intervenga affinché i lavoratori, le aziende, le famiglie e le comunità non siano lasciate sole a fronteggiare il peso della crisi. Ma anche per accompagnare e sostenere il percorso verso la qualità del sistema produttivo italiano nei cui caratteri pi profondi affondano le radici della nostra scommessa sul futuro. Una politica capace di visione come quella che i senesi, in tempi per loro non facili, vollero riportare nel loro Costituto del 1309 e che recita “Chi governa deve avere a cuore massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza ai forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città e dei cittadini”.

Ermete Realacci
Presidente Symbola Fondazione per le Qualità Italiane

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