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Il laboratorio per ideare e realizzare prodotti su misura, che favorisce anche l’autonomia di persone con disabilità

"Non è un caso che Wemake in questi ultimi anni abbia puntato sul welfare fai da te, accompagnando diversi utenti nella produzione di soluzione ad hoc"

Con il diffondersi di nuove tecnologie low-cost, come ad esempio le stampanti 3D, la personalizzazione dei servizi può essere ancora più spinta, e diventare alla portata di tutti, semplicemente progettando insieme la soluzione che può rispondere a uno specifico problema. E i Fablab, come il milanese WeMake, possono essere i laboratori di questa piccola rivoluzione: grazie alla produzione digitale, infatti, gli utenti stessi possono ideare e realizzare prodotti su misura. In più, la logica open source – basata sulla condivisione online di strumenti e pratiche – rende queste soluzioni replicabili e ulteriormente personalizzabili da altri utenti. Non è un caso che Wemake in questi ultimi anni abbia puntato sul welfare fai da te, accompagnando diversi utenti nella produzione di soluzione ad hoc: come lo studente ipovedente di ingegneria che, col supporto del fablab, si è costruito un grande modello che riproduce fedelmente i circuiti su scala maggiore.
Il fablab milanese si occupa anche di design dei servizi ed è parte del progetto europeo Opencare che ha l’obiettivo di coinvolgere attivamente, in un percorso di progettazione dal basso, portatori di interesse, policy maker, designer, maker. In quest’ottica, WeMake sta lavorando, in collaborazione con il comune di Milano, ad una iniziativa pilota per il miglioramento dell’accessibilità degli esercizi commerciali da parte di chi deve accedere tramite rampa o scivolo. Due gli aspetti della questione: la modalità di chiamata, ovvero il modo per chiedere al commerciante di poter utilizzare le rampe di accesso al negozio, e le procedure burocratiche, cioè le modulistiche che il commerciante deve utilizzare per avere i permessi dal Comune per attuare un sistema di accesso facilitato ai locali. Cittadini, persone con problemi di mobilità ed esercenti sono stati coinvolti in momenti di co-progettazione, dove hanno portato il loro punto di vista, le loro esigenze. Il risultato è stato la realizzazione di due prototipi: un campanello e ricevitore di chiamata e un’applicazione per rendere la compilazione dei moduli, necessari per predisporre dispositivi per l’accessibilità ai negozi, più semplice e immediata. Il percorso è iniziato ad aprile e a fine luglio 2017 è partito il test delle applicazioni e dei prototipi prodotti in questi mesi in alcuni esercizi commerciali. A fine novembre verranno presentati i risultati. Questa attenzione al welfare bottum-up è confermata anche dalla progetto Gripps, che intende sfruttare le tecnologie digitali legate all’autoproduzione per favorire l’autonomia di persone con disabilità. Nasce così l’idea di una piattaforma, potenzialmente utilizzabile anche dall’utente finale, che consente di personalizzare gli ausili che facilitano la presa, grazie al cambiamento di alcune variabili parametriche rispetto ad estetica e funzionalità dell’oggetto.

 

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