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di Luca Corsolini   

Dice che chiamare Hydrogen la sua linea di abbigliamento significa esprimere un voto preciso per il combustibile del futuro, sperando di meritare lo stesso futuro vincente, poi aggiunge sorridendo che il nome è anche una reazione, lo scherzo di un ragazzo cresciuto nel Veneto di Diesel e Gas, altri marchi di abbigliamento, e allora capisci subito che Alberto Bresci è un personaggio singolare.

Tennista da ragazzo, anche con buoni risultati prima di dover smettere suo malgrado, studente a Londra con tesi sulle sponsorizzazioni sportive e una passione per i motori che ha potuto coltivare con il suo coinquilino Lapo Elkann, con cui ha fatto squadra anche quando si è trattato di lanciare le famose felpe Fiat, Bresci ha due marchi di fabbrica. Uno è il teschio che gli fa da logo insomma; l’altro è il camouflage, la forma quasi militare, ma in tanti colori, che hanno i suoi capi sportivi portati in campo da Fabio Fognini che in effetti, di tanti testimonial, è forse il più coerente, perché spiazzante con quel talento che è facile riconoscere ma che è talmente intermittente da essere anche sfuggente. Di sicuro, Hydrogen sta portando bene a Fognini che sta risalendo la classifica Atp, e altrettanto sicuramente per risultati e per modo di stare in campo, Fabio è una buona vetrina, come e più degli altri tennisti che Bresci evidentemente sceglie a ragion veduta.

Il quale Bresci, oggi quarantunenne, ha il suo quartier generale a Limena, in provincia di Padova, ma negozi anche a Tokyo, Seul e Shangai, e una linea di t-shirt dedicata a tutte le capitali del grande slam, segno che la passione per il tennis, come quella per i motori del resto, gli è rimasta. Il suo tratta distintivo è pero’ un altro. Hydrogen si distingue, dice la presentazione dell’azienda, per l’alta qualità manifatturiera, per la ricercatezza del dettaglio, per il valore dei materiali impiegati.

In una stagione che segnerà l’allargamento della collezione a golf e fitness, è insomma la storia di questa ancor giovane azienda, neanche venti anni, che svela il colpo di genio del fondatore. Bresci si è inventato il luxury sportswear, ovvero l’abbigliamento sportivo di lusso, una filosofia allargata che prevede come possibile l’abbinata tra una giacca doppio petto e un paio di pantaloni della tuta. Una stranezza? Macché risponderebbe lui, facendo notare che oggi in fila dietro a lui ci sono fior di marchi che lo hanno seguito nel segmento athleisure. E in effetti oggi non solo bisogna guardare le vetrina per capire i prodotti, bisogna seguirli a inseguirli in campo, dunque nello sport. È quello che ci dice Armani con la sponsorizzazione del Coni, è quello che ci disse all’epoca Bertelli con Luna Rossa vestita con Prada e con quel tag rosso che rendeva riconoscibili e ancor più eleganti e distintive le scarpe della linea.

Come per altri settori, è bastato aggiornare lo storytelling per scoprire mondi nuovi. Fino a che le chiamavamo scarpe da ginnastica, ci accontentavamo di un paio di Superga, sia detto senza offesa, anzi col massimo rispetto per un capitolo speciale del made in Italy. Poi abbiamo cominciato ad avere negli armadi delle sneakers ed è cambiato tutto, e con le sneakers ai piedi ci è sembrato più facile e naturale vestirci in modo sportivo anche nella vita quotidiana.

Il primo sport a dominare il mondo della moda è stato il basket, ai tempi di Michael Jordan, poi è venuto il calcio più che con le maglie da gioco con le divise di rappresentanza (la stessa sigla EA7 di Armani si richiama al numero di Shevcenko). Il tennis è sempre stato presente e oggi che i tornei sono eventi di… moda, Federer e amici sono icone di stile. La divisa di Fognini ha un richiamo in una maglia, vendutissima, del Napoli. Conoscendo Bresci possiamo aspettarci qualche altro colpo, lui ha sempre riserve di energia insospettabili: viaggia a Hydrogen.

Luca Corsolini - Symbola

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