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Il cambiamento climatico non è più una questione che riguarda in maniera esclusiva il mondo della scienza o dell’attivismo sociale, ma anche il mondo della cultura ha l’opportunità — e la responsabilità — di giocare un ruolo in prima linea per salvare noi stessi e il nostro pianeta

Di fronte all’emergenza legata all’insostenibilità del modello di sviluppo in atto, il mondo della cultura ha l’opportunità — e la responsabilità — di giocare un ruolo in prima linea. È necessario promuovere un cambiamento di sistema per modificare il corso delle cose, attraverso una trasformazione culturale profonda. Per questo l’apporto delle ICC è fondamentale sotto diversi punti di vista. Non solo l’arte è strumento di promozione di una cultura sostenibile (il contenuto artistico di un’opera o il processo con cui quest’opera viene realizzata può veicolare messaggi che responsabilizzano sui temi ambientali), ma istituzioni e imprese culturali possono agire come vere e proprie piattaforme di comunicazione ambientale capaci di sensibilizzare i loro pubblici e la cittadinanza. Allo stesso tempo, sempre più imprese culturali e creative, a livello europeo e nazionale, stanno cogliendo i vantaggi derivanti dalla riduzione dell’impatto ambientale, in termini di efficienza e di innovazione, grazie all’introduzione di iniziative sostenibili e investimenti in tecnologie pulite, capaci di generare nuovi posti di lavoro e servizi. Infine, ragionare in termini di sostenibilità ambientale ed economica, consente alle imprese del settore di rinsaldare le collaborazioni tra soggetti della filiera, di dialogare con altri settori economici, fino a influenzare le politiche pubbliche nei casi più virtuosi.

Ma cosa possono fare le organizzazioni culturali, gli artisti e gli operatori del settore per costruire sistemi artistico-culturali capaci di leggere l’attuale crisi ecologica e climatica e farsi veicolo di soluzioni? Ci sono diverse strade da percorrere per la filiera delle ICC nel cammino verso la sostenibilità.

In primis, l’apporto che il mondo dell’arte svolge attraverso la ricerca di nuove idee e significati finalizzata ad ottenere una maggiore sensibilizzazione e coinvolgimento della società civile a questi temi è fondamentale, sia nella ricerca di soluzioni possibili che nella loro attuazione. Un approccio che va in questa direzione oggi in crescita è, ad esempio, quello del movimento dell’arte costruttiva che pone domande originali, per aprire strade innovative. Il progetto Le quattro stagioni alla deriva, dell’artista olandese Merlijn Twaalfhoven offre attraverso la musica, ad esempio, un’esperienza intima e affettiva dei dati freddi e astratti sul cambiamento climatico. Allo stesso modo, il progetto di danza-scienza Courage di Gloria Benedikt e Mimmo Miccolis rivitalizza i format dei dibattiti scientifici, introducendo processi artistici che facilitano la partecipazione del pubblico. Inoltre, la commedia dell’artista francese Chantal Bilodeau Forward, ispirata alla ricerca che l’autrice ha svolto nell’Artico norvegese, esplora i concetti di complessità e interconnessione in relazione ai cambiamenti climatici e li presenta attraverso narrazioni personali, avvicinandoli alla vita quotidiana delle persone. Il valore che molte esperienze culturali e creative di questo tipo mettono in campo ha a che fare con la creazione di “comunità di saperi”: spazi fisici e intellettuali che propongono esperienze innovative di educazione comunitaria e condivisione di saperi culturali ed ecologici.

In secondo luogo, le istituzioni culturali possono agire come piattaforme di comunicazione ambientale capaci di informare e sensibilizzare i propri pubblici. Con questo intento, ad esempio, l’anno scorso a New York è nato il Museo del Clima, che invita le persone ad avvicinarsi al problema del cambiamento climatico per rendere omaggio a ciò che è andato perduto e impegnarsi attivamente nel trovare soluzioni condivise con i cittadini. I musei rappresentano, di fatto, dei potenti strumenti per costruire l’impegno civico e l’attenzione necessaria, poiché offrono opportunità di apprendimento fisico, emotivo e sociale. Tra le altre realtà museali attive da questo punto di vista c’è, ad esempio, il Museo delle Belle Arti di Valencia, che ha collaborato con l’Associazione Amici del Museo per realizzare un documentario il cui obiettivo è sensibilizzare i pubblici sulla necessità di rallentare il cambiamento climatico per proteggere il patrimonio del museo, simbolo dell’identità degli abitanti di Valencia. Oppure, tornando dall’altra parte dell’Atlantico, in Brasile, troviamo il nuovissimo Museo do Amanhà di Rio de Janeiro, ospitato in una struttura quasi completamente auto sostenibile, che esplora le opportunità e le sfide che l’umanità dovrà affrontare nei prossimi decenni dal punto di vista della sostenibilità ambientale e della convivenza. Un museo che aiuta le persone ad ampliare le proprie conoscenze e trasformare il modo di pensare e di agire.

Oltre al lavoro di promozione di una cultura sostenibile presso i propri pubblici e la cittadinanza, un numero crescente di istituzioni e imprese culturali e creative in Europa stanno adottando misure concrete per ridurre il loro impatto ambientale e coglierne i vantaggi in termini di efficienza e di innovazione. Per ridurre il loro consumo di energia, ad esempio, sempre più realtà stanno installando luci a LED combinate con sensori di movimento e regolando la climatizzazione dei locali tenendo conto di caratteristiche e possibilità strutturali. Altre realtà stanno promuovendo il riutilizzo e il riciclo dei materiali per la conservazione, l’imballaggio e il trasporto degli oggetti artistici, adottando i principi dell’eco-design, in modo che tutta la produzione temporanea sia riutilizzabile o riciclabile. Altre ancora favoriscono l’utilizzo di prodotti ecologici per la cura e manutenzione delle proprie strutture (dalle vernici green ai prodotti per la pulizia, ecc.). Gran parte di loro, hanno puntato sulla sensibilizzazione e formazione del personale, il cui comportamento può fare una grande differenza nell’adozione di misure di sostenibilità. Nei casi più virtuosi, si agisce su più fronti, come per l’etichetta musicale inglese Ninja Tune, che sta portando avanti una strategia di sostenibilità in tutta la filiera produttiva: dal lancio di nuove confezioni di carta piuttosto che di plastica, all’utilizzo di un fornitore di energia elettrica pulita per la sede di Londra, fino ad un fornitore di server certificato in energia rinnovabile negli Stati Uniti.

Per accompagnare le organizzazioni culturali in questo processo di innovazione green, caso esemplare su tutti è quello dell’organizzazione londinese Julie’s Bicycle, tra le prime in Europa ad essersi affermata nel campo delle consulenze ambientali per il settore culturale, che da anni lavora in stretta sinergia con l’Arts Council England (ACE). L’ACE, agenzia pubblica che gestisce le sovvenzioni al settore dell’arte e della cultura in Inghilterra, nel 2012 ha compiuto un passo politico innovativo includendo la clausola della sostenibilità nelle norme che disciplinano le sovvenzioni. Questo processo ha innescato profondi cambiamenti che hanno portato, in soli 5 anni, ad un’impressionante riduzione delle emissioni di gas a effetto serra da parte del settore creativo britannico, grazie alla risposta di centinaia di organizzazioni artistiche e culturali, tra cui alcune delle più importanti del Regno Unito. I risultati ottenuti stanno incoraggiando una trasformazione profonda nell’economia del settore, con un risparmio di 11 milioni di sterline in termini di efficienza energetica, ottenuto grazie a iniziative sostenibili e investimenti in tecnologie pulite. Inoltre, questa politica ha generato nuovi posti di lavoro, servizi e prodotti e ha trasformato le relazioni e le partnership tra le istituzioni culturali stesse.

Grazie a queste azioni, infatti, in Gran Bretagna stanno nascendo nuove collaborazioni che aiutano a rinsaldare i rapporti di filiera. Tra le più significative risposte collettive di rilievo nazionale c’è l’iniziativa Season for Change, che si propone di raccontare il futuro del nostro pianeta attraverso spettacoli, mostre, conferenze, proiezioni di film, workshop ed eventi e ha già ottenuto l’adesione di più di 200 organizzazioni, tra cui alcune istituzioni emblematiche, come il National Theatre e la Royal Albert Hall. A livello locale, invece, ci sono realtà come il Manchester Arts Sustainability Team (MAST), fondato nel 2010 da una trentina di organizzazioni artistiche e culturali della città, per contribuire all’ambizioso progetto del Comune Un futuro Certo. Tra le iniziative di MAST troviamo la pianificazione di eventi e corsi di formazione che aiutano i membri del network a ridurre le emissioni e ad attivare processi collettivi per l’approvvigionamento energetico da fonti rinnovabili. Sempre a livello locale, ma con una focalizzazione sul settore delle performing arts, c’è Il London Theatre Consortium, fondato nel 2011 per aderire all’iniziativa lanciata dal Sindaco di Londra di ridurre del 60% le emissioni entro il 2025. I teatri che partecipano a questa iniziativa sono piccole realtà che hanno deciso di rendere più efficienti i loro edifici. Già nel 2015–2016 le loro azioni avevano ridotto le emissioni di energia del 15%, con un risparmio di 265.000 sterline, investendo in un migliore isolamento della struttura e in elettrodomestici ad alta efficienza energetica. Fuori dai confini della Gran Bretagna, altro evento di respiro nazionale per stimolare l’azione collettiva all’interno della filiera culturale e creativa attorno al tema della sostenibilità è quello organizzato dalla spagnola, che da tre anni realizza le Giornate Sostenibilità e istituzioni culturali, offrendo strumenti per comprendere il contesto internazionale e la responsabilità della cultura come veicolo di questi valori.

Negli ultimi anni, anche nel nostro Paese assistiamo ad interessanti esperienze che coniugano i principi della sostenibilità ambientale alla produzione culturale e artistica come elementi fondanti di una ineludibile trasformazione delle sensibilità dei pubblici. Ciò che manca, sia in Italia sia a livello globale, è un sistema che le censisca, le organizzi e le aiuti a fare networking. Di fatto, per il settore delle industrie creativee culturali non esistono ancora dei Criteri Comuni Europei. Ugualmente, nel nostro Paese non esistono dei Criteri Ambientali Minimi a cui fare riferimento per promuovere il Green Public Procurement nel settore. Con un’attenzione alle vocazioni territoriali e tradizionali, le iniziative sviluppate in Italia hanno assunto caratteristiche estremamente ricche e diversificate per dimensione ed impatto. Alcune di esse sono iniziative nate dalla necessità di rendere i processi produttivi poco impattanti attraverso partnership con grossi player economici, come il progetto che il Fai ha attivato dal 2015 in collaborazione con Edison: un percorso di efficientamento energetico dei propri edifici per la riduzione del 15% in dieci anni delle emissioni di CO₂. Il piano di monitoraggio dei consumi ha imposto la sostituzione di alcune caldaie inefficienti con nuovi impianti e oltre 1200 lampadine con moderne lampadine LED. Il percorso attivato sarà ulteriormente rafforzato riducendo la spesa della bolletta energetica ben oltre il 15%, fino anche al 30%17. Altre iniziative nascono da piccole realtà che vedono oggi nella lotta al cambiamento climatico e nel sostegno di modelli di produzione e consumo più sostenibili, una grossa opportunità di rilancio culturale e imprenditoriale. Tra queste, ad esempio, c’è il Gruppo Jobel e la sua Sartoria Circolare, un laboratorio di costumi teatrali per bambini, ragazzi e produzioni professionali, realizzati quasi totalmente con materiali di recupero, in alcuni casi provenienti dagli scarti di produzione di grandi produzioni teatrali che dismettono i materiali inutilizzati. E, a proposito di teatro, la creatività sa trarre bellezza anche da eventi tragici: gli abeti friulani sradicati dalla tempesta Vaia hanno dato vita alla scenografia della tragedie Le troiane di Euripide, in scena al Teatro greco di Siracusa. L’intervento è stato possibile grazie ad un lavoro di squadra che, oltre al teatro, ha visto il coinvolgimento della Filiera Legno FVG, all’architetto Stefano Boeri e dal Teatro greco di Siracusa – Fondazione Inda. Altre interessanti esperienze sono quelle di Ecofest, agenzia pugliese che organizza eventi a impatto zero e misura l’impronta ecologica delle iniziative artistiche e GreenFest, progetto della Fondazione Ecosistemi, che valuta l’intera filiera coinvolta nella realizzazione degli eventi e si occupa della formazione degli amministratori locali.

Questi esempi dimostrano quanto il mondo della cultura possa scegliere di guardare oltre i propri confini utilizzando tutto il suo potenziale per diventare leader di una trasformazione improrogabile. Il cambiamento climatico non è più una questione che riguarda in maniera esclusiva il mondo della scienza o dell’attivismo sociale e le sinergie tra settori, le soluzioni condivise, diventano l’unica via per salvare noi stessi e il nostro pianeta.

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