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di Luca Corsolini   

Dopo una estate di speranze troppo grandi da realizzare che sono state anche una delusione difficile da digerire, proprio per la voglia e il bisogno di svoltare dopo anni difficili, che ha determinato l’equivoco che una buona semina potesse già dare un buon raccolto, la Fidal, la Federazione Atletica, torna in piazza. Non si nasconde e anzi in Piazza del Popolo porta la sua espressione più gioiosa e creativa, anche perché l’appuntamento vero è la domenica mattina, 23 settembre, con la Mezza Maratona detta Via Pacis perché comincia e finisce in Piazza San Pietro, con la benedizione del Papa ai partecipanti, e corre a fianco dei luoghi di culto di altre religioni, dalla Sinagoga alla Moschea, senza dimenticare Chiesa Valdese e Chiesa Ortodossa.

La Fidal per l’evento è in gran compagnia: Roma Capitale, il Pontificio Consiglio della Cultura. La non competitiva di 5 km è stata ribattezzata Run for Peace ed è stata dedicata, nell’anno del centenario della nascita, a Nelson Mandela. Ma tutto questo fiorire di propositività, che nasce anche da tanti no, No alla violenza, No al razzismo, No alla discriminazione, non sarebbe possibile se durante tutto l’anno la Fidal non continuasse ad arare il terreno della pratica sportiva allargata a più persone possibile. Non si tratta, in questo caso, di risultati, e infatti il cartellino tipicamente sportivo è diventato Run Card, uno strumento di servizio per i tanti che oggi corrono per passione, per divertimento, anche cercando uno stato di forma migliore.

Non per niente, la Run Fest, il villaggio allestito in Piazza del Popolo, è un condensato di messaggi anche sociali, dall’alimentazione alla salute, che la Fidal sa di poter interpretare meglio e più facilmente di altri: il running è un movimento naturale, non è ancora una alternativa alla mobilità tradizionale ma ci si può arrivare, l’equazione sport=salute apre spazi di comunicazione che nemmeno i risultati più brillanti potrebbero ottenere. Non solo: per la Run for peace è stato varato un progetto specifico di Charity, un classico ormai per tutte le maratone.

E se i praticanti delle maratone crescono con difficoltà, il popolo di chi corre è in continuo aumento, bisogna saperlo coccolare prima e conquistare poi. I format sono ormai i più diversi: Monsignor Sanchez, in pratica il ministro dello sport di Papa Francesco, lui stesso runner, forse non lo sa, ma a Bologna, ad esempio, hanno appena organizzato la Mary Run non per svilire il maggio mariano, al contrario per ri-avvicinarlo alla gente. Il tesoro della Fidal è questo, e per proteggerlo, per abbinarlo sempre a valori nuovi, il segretario generale della Federazione Fabio Pagliara ha prima codificato con un convegno l’esistenza di una Run Economy, che non riguarda il business delle maratone ed è un messaggio invece interessante per enti locali di ogni tipo, per le associazioni di categorie, persino per le aziende chiamate oggi dai dipendenti a garantire attività di wellness declinate con programmi sportivi, poi ha creato Crea, un osservatorio, per registrare tutto quanto Connette la Run Economy di cui sopra con l’Atletica. Il fine ultimo è quello di aumentare i praticanti, non necessariamente, almeno all’inizio, gli agonisti, per abbinare poi sport al massimo livello con il bello di correre in tanti modi diversi. Non vuole ovviamente negare spazio a nessuna attività la Fidal, ma censire tutti i format può essere un aiuto per gli stessi organizzatori in cerca di idee. E pure in cerca di una visibilità aggiuntiva come la Bandiera Azzurra che comincia a essere sventolata da quei comuni che sono premiati perché sede di percorsi riservati ai runner e perché impegnati nel garantire anche ai tanti turisti sportivi una offerta completa. Mandela ha detto che “lo sport ha il potere di cambiare il mondo”, e Papa Francesco non perde occasione per dimostrarsi erede del Nobel per la Pace: stessa convinzione nel potere dello sport, stessa attenzione nel garantire la pratica e nel suggerire comunque lo sport come pratica socialmente rilevante.

Chi corre sa bene, come diceva ancora Mandela, che “il vincitore è un sognatore che non si è arreso”: vale pure per la Fidal. Non c’è un collegamento diretto tra la Via Pacis e le vie più trafficate delle piste dei Campionati, ma in attesa delle medaglie proprio il running, con il suo carico di Run Card, di Run Fest, di Crea, può essere un manifesto: ci vediamo in piazza e cominciamo a correre.

Luca Corsolini - Symbola

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