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Industria 4.0 e sostenibilità
La transizione in corso verso un’industria 4.0 e in particolare gli incentivi legati a questa transizione hanno dato uno stimolo rilevante verso l’efficienza e la sostenibilità al mercato delle macchine utensili e, a cascata, alla manifattura che quelle macchine usa. Le misure incentivanti si rivolgono, infatti, al rinnovamento di beni strumentali materiali e immateriali in chiave tecnologica e sostenibile: essi devono essere dotati, tra l’altro, di “componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio dei consumi energetici e idrici e per la riduzione delle emissioni, filtri e sistemi di trattamento e recupero di acqua, aria, olio, sostanze chimiche, polveri con sistemi di segnalazione dell’efficienza filtrante e della presenza di anomalie o sostanze aliene al processo o pericolose, integrate con il sistema di fabbrica e in grado di avvisare gli operatori e/o di fermare le attività di macchine e impianti” . Nel 2017 gli ordini di macchine utensili, robot e automazione sono cresciuti del 45,9% rispetto all’anno precedente (quando, invece, erano aumentati del 7,5% rispetto all’anno prima).
La crescita così rilevante di questi settori è legata essenzialmente, come indicato, agli investimenti in beni strumentali compiuti dalle imprese che hanno beneficiato del Piano Industria 4.0 varato dal precedente Governo. Un piano a sostegno dell’innovazione delle imprese attraverso quattro direttrici strategiche di intervento: investimenti innovativi, competenze, infrastrutture abilitanti, strumenti pubblici di supporto. In sostanza l’intervento del Governo ha mirato a aumentare la flessibilità, la velocità, la produttività, la qualità e la competitività delle aziende sostenendo il loro rinnovamento. Sono state messe in campo misure di iper e super ammortamento per gli investimenti in beni strumentali nuovi funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi, contributi a sostegno delle imprese che richiedono finanziamenti bancari per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti, attrezzature e tecnologie digitali, un credito d’imposta su spese in ricerca e sviluppo, una tassazione agevolata sui redditi derivanti da dall’utilizzo della proprietà intellettuale e detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti in capitale di rischio. A queste si aggiungono il fondo di garanzia per sostenere le imprese che hanno difficoltà a ricevere credito bancario, l’aumento del rendimento del proprio capitale investito in azienda, la riduzione della pressione fiscale per le imprese che lasciano gli utili in azienda e una tassazione agevolata per i premi salariali.
Anche l’Europa ha incoraggiato tale cambiamento, finanziando attraverso Horizon 2020 la ricerca e l’innovazione in ambito industriale con quasi 80 miliardi di euro tra il 2014 e il 2020. Si tratta di una rivoluzione che parte dalla digitalizzazione con interventi in grado di mobilitare, secondo la Commissione Europea, più di 50 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati e di incrementare le entrate annuali delle imprese di 110 miliardi di euro in cinque anni .
Grazie agli investimenti già effettuati e a quelli che le aziende intraprenderanno, il settore della meccanica strumentale potrà continuare a rinnovarsi grazie a macchinari in grado di ridurre l’utilizzo di materie prime, rendere più efficienti i cicli produttivi e personalizzare il prodotto migliorando il rapporto con l’utilizzatore. Il digital manufacturing è entrato a far parte del modo di produrre: gli oggetti IoT connessi tra loro e al cloud acquisiscono ed elaborano dati, i software consentono l’autodiagnosi e la manutenzione, il Virtual Prototying simula e ottimizza la costruzione di un prodotto in termini di materia, energia e inquinanti. Un corretto approccio progettuale e l’adozione di tecnologie all’avanguardia consentono ai costruttori di macchine di contribuire in modo significativo alle iniziative di sostenibilità, implementate con sempre maggior impegno dalle aziende manifatturiere. Il risparmio energetico non è più una scelta per le aziende ma una strada obbligata per essere in linea con lo sviluppo tecnologico e per garantire ai clienti una significativa riduzione dei consumi per unità prodotta, meno sprechi, migliore qualità, ottimizzazione delle prestazioni, con un ritorno sugli investimenti inferiore ai due/tre anni. Questa capacità di elevare la qualità ambientale dei propri prodotti, a volte anticipando i dettati normativi e precorrendo l’innovazione, è un vantaggio competitivo per le nostre aziende sul mercato, dove la concorrenza si gioca con prodotti asiatici di costo e qualità inferiore. Puntando sul green il settore conferma la sua capacità di contribuire alla costruzione di un’economia circolare con una produzione efficiente, flessibile e sostenibile.

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