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La fotografia, intesa come linguaggio contemporaneo, il cui sviluppo spesso avviene in maniera completa e trasversale nelle migliori scuole presenti sul territorio, sente l’urgenza di occupare gli spazi espositivi pubblici e privati di un’Italia che vediamo finalmente uscire dalla crisi economica e culturale degli anni passati. Dalle pareti di questi spazi alle pareti di galleristi o di collezionisti il passo è breve, percorrendo un iter lineare supportato anche da pubblicazioni di qualità  che aumentano il valore delle opere.  

Oggi la maggior parte dei giovani in un’età compresa fra i 16 e i 34 anni comunica principalmente attraverso fotografie e i social media manager sostituiscono post di sole parole con immagini accattivanti servendosi di  applicazioni come Instagram, che solo in Italia conta oltre 9 milioni di utenti. Prendendo atto dell’importanza e della posizione privilegiata che la fotografia è riuscita ad assumere in Italia, lo Stato ha deciso di rivolgerle uno sguardo particolare: il 6 aprile 2017 il MIBACT - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo - ha indetto a Roma gli Stati Generali della Fotografia. La fotografia, vista come patrimonio storico e linguaggio contemporaneo, quindi sia come strumento di una memoria passata che di espressione artistica di una realtà attuale, deve essere tutelata e potenziata attraverso un piano strategico capace di avvicinare i cittadini a esperienze e possibilità di critica autonome. Si chiede alla fotografia italiana di seguire più da vicino un percorso di recupero, valorizzazione e attualizzazione già avviato in paesi come la Germania, che nel tempo ha saputo creare un sistema fotografia tracciando un trait d’union fra i macro punti fondamentali - scuole-musei-mercato-editoria -, o l’Inghilterra dove, a pochi mesi dalla terza edizione della fiera di successo Photo London, si annuncia l’apertura di un nuovo centro dedicato specificatamente alla fotografia sotto l’egida del Victoria and Albert Museum. Il V&A’s Photography Centre valorizzerà l’importanza storica della fotografia mettendo a disposizione di curatori interni ed esterni una vasta collezione di stampe originali, pubblicazioni, strumenti e materiale d’archivio.

In questo panorama si inseriscono quindi, in maniera chiara e netta, le sempre maggiori adesioni al medium fotografico da parte di musei pubblici e privati, oltre che di fondazioni da tempo attive nella produzione artistica, rilevabili oggi anche nel nostro paese. Con l’esposizione Give Me Yesterday, curata da Francesco Zanot e incentrata sull’utilizzo della fotografia come forma di diario personale, nel dicembre 2016 Fondazione Prada inaugura Osservatorio, il nuovo spazio espositivo dedicato alla fotografia e ai linguaggi visivi a Milano. Camera, il primo centro dedicato al linguaggio fotografico in Italia, aperto a Torino alla fine del 2015, dopo la spinta propulsiva della direzione di Lorenza Bravetta - oggi Consigliere per la valorizzazione del patrimonio fotografico nazionale - continua la sua ascesa con il nuovo direttore Walter Guadagnini, figura di spicco del panorama professionale italiano, che si pone come obiettivo quello di ampliare il pubblico e gli interlocutori culturali, sia nazionali che internazionali. Significativo è poi il caso del Museo di Fotografia Contemporanea - MuFoCo che dopo la chiusura a fine 2014, con l’ingresso del museo nazionale della Triennale di Milano nell’organo di governo nel 2016, rinasce forte di due sedi: una vetrina più centrale nella storica sede milanese della Triennale e la sede istituzionale in cui si continua non solo l’attività espositiva (soprattutto con i progetti di arte pubblica) e didattica, ma soprattutto quella di valorizzazione dell’immenso archivio fotografico - con oltre 2 milioni di opere -  e librario.  

A questa offerta espositiva ha implicitamente contribuito anche l’occhio attento dei collezionisti d’arte italiani, sempre più interessati alla fotografia, che offre una scelta più facile da un punto di vista economico e di investimento. In un contesto internazionale in forte crescita, sostenuto anche dalle fiere parigine e londinesi citate sopra o dalle case d’asta più importanti come Sotheby’s o Phillips, rinascono le aste di settore anche in Italia: Finarte, Bolaffi, Minerva Auctions su tutte, spesso con un focus sugli autori italiani. Anche grazie a fiere come MIA Photo Fair o Arte Fiera, con la sezione dedicata alla fotografia curata da Angela Vettese nel 2017, i collezionisti di fotografia si fanno portavoce di un ruolo determinante nella scena culturale italiana. Diventano mecenati se si tratta di sponsorizzare giovani artisti, come nel caso della fotografa Silvia Camporesi che grazie a un pre-venduto è riuscita a finanziare il suo progetto Atlas Italiae sull’identità antropologica e geografica italiana, o divulgatori se si tratta di prestare opere dalla propria collezione, come nel caso di Guido Bertero per l’imponente esposizione NeoRealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960 curata da Enrica Viganò e in programma alla Grey Art Gallery di New York nell’autunno 2018. In ambito aziendale, una posizione particolare la occupa Tosetti Value per l’arte, fortemente voluta da Giulia Tosetti, che in particolare attraverso le esposizioni legate al progetto Prospettive contribuisce ad approfondire tematiche culturali quali ad esempio, con la mostra dedicata all’artista Liu Bolin, la prospettiva di sviluppo in Cina, ma anche a diffondere l’idea di collezionismo fotografico come forma di investimento.

Rispetto alle realtà consolidate citate in apertura, è altrettanto interessante il fermento di settore legato a spazi indipendenti come Leporello, libreria e spazio espositivo inaugurato a Roma a inizio 2017 da Chiara Capodici, co-fondatrice di 3/3 insieme a Fiorenza Pinna, oggi book-designer, o  Minimum a Palermo dal 2015, un contenitore per la diffusione della fotografia anche in zone geograficamente meno favorite.

In un contesto simile, il fotografo si vede costretto a rivedere le sue posizioni e il suo ruolo cercando di orientarsi maggiormente verso quella fotografia fine-art[2] che strizza l’occhio agli spazi espositivi o al mercato dell’arte, le pubblicazioni o la docenza, entrambi settori di tendenza sia in territorio italiano che oltre confine. Nonostante durante gli Stati Generali della Fotografia sia stata segnalata l’urgenza e la necessità di investire in formazione e ricerca, soprattutto col fine di preparare figure professionali oggi ancora deboli (curatori, assistenti, conservatori, restauratori, responsabili della didattica specializzati in fotografia), è interessante notare come il settore didattico della fotografia tecnica sia in forte ascesa. Sul fronte istituzionale, lo IUAV si avvia alla terza edizione del suo master in Photography, divenendo così la prima università italiana a rilasciare un titolo pubblico. Mentre sul fronte privato, la giovane associazione Spazio Labo’, centro di fotografia con un’importante programmazione espositiva, ha una nuova centralissima sede a Bologna e Officine Fotografiche, storica scuola di fotografia romana, apre a Milano e spicca con le sue attività nei due principali centri italiani.

Queste realtà nuove o in crescita sanciscono l’importanza di una certa attività di ricerca e di promozione della cultura fotografica non solo sotto l’egida dell’editoria o della didattica, ma anche con un’offerta espositiva promulgatrice di una fotografia di qualità, che sia di tipo più fine-art o sociale-documentaristica.

Per quanto riguarda l’editoria, bisogna sottolineare che uno dei festival italiani più importanti, Fotografia Europea a Reggio Emilia, ha deciso di dedicare alle realtà indipendenti più interessanti uno degli spazi ufficiali dell’evento, dove poter acquistare, ma anche assistere alle presentazioni editoriali o condividere le proprio idee e progetti. Presenti le italiane più stimolanti come Skinnerboox, Cesura, L’Artiere, Witty Kiwi, Rorhof, Danilo Montanari Editore, Osservatorio Fotografico, Postcart e Postmedia. Sempre Fotografia Europea sottolinea un altro trend relativo alla fotografia come documento di memoria personale o di storia pubblica da custodire e valorizzare, facendone il tema di questa edizione. Memoria e archivio sono da tempo temi à la page oltralpe, con casi significativi come il riconosciuto collezionista americano Peter J. Cohen che vanta una collezione di oltre 50.000 snapshot e fotografie vernacolari o come l’Archive of Modern Conflict, archivio di 4 milioni di fotografie vernacolari sul tema della guerra nato negli anni ‘90 a Londra e con sedi anche a Toronto e Beijing. Interessanti esperimenti sugli archivi privati vengono portati avanti dai fotografi stessi, in un mix di competenze artistico-curatoriali, per cui lavori come Jest di Ilaria Turba,  che raccoglie 5 generazioni di fotografie dell’archivio fotografico familiare con immagini che vanno dal 1870 a oggi, o The Yokohama Project di Giada Ripa, in cui l’artista fa dialogare il suo lavoro con le fotografie della seconda metà dell’Ottocento di Felice Beato e le parole dell’antenata Mathilde Ruinart de la Tour, si inseriscono perfettamente in questa tendenza. L’importanza della salvaguardia degli archivi è stata sottolineata spesso anche durante la prima giornata degli Stati Generali della Fotografia a Roma. L’assenza di contributi pubblici fa sì che piattaforme di crowdfunding, che permettono di raccogliere fondi in tempi mediamenti veloci, vengano sempre più utilizzate nel settore. Ad esempio, tramite la piattaforma Eppela l’Associazione Riccardo Carbone, primo fotoreporter napoletano, è riuscita a raccogliere circa 20.000 Euro per procedere tra le altre cose alla digitalizzazione del proprio materiale, aspetto fondamentale per la sopravvivenza di archivi storici legati alla fotografia analogica.

Nella seconda giornata degli Stati Generali della Fotografia, svoltasi a Reggio Emilia lo scorso 5 maggio, il ministro Franceschini tira le somme e annuncia l’imminente nascita del portale fotografia.italia.it e di una struttura dedicata alla fotografia all’interno del Mibact, ma anche lo stanziamento di fondi destinati alla fotografia in quanto bene culturale. Continueremo quindi a parlare della fotografia al presente.

 


[2] Tecnicamente con questo termine si vuole descrivere una stampa fotografica, spesso analogica, volta a produrre un manufatto in grado di garantire sia la qualità che la durevolezza nel tempo. Questo equivale alla realizzazione di una stampa che risponda a determinati standard richiesti dal mercato dell’arte e che si traducono anche nell’utilizzo di carte pregiate (totalmente prive di acidi, alcune delle quali realizzate in fibra di cotone al 100%) e inchiostri a base pigmentata.

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