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di Luca Corsolini   

Ci hanno rubato la storia. E considerato il nostro silenzio vien da pensare che siamo complici. Mentre a New York, al Moma, nella mostra “Items: is Fashion Modern?”, la senior curator del museo, Paola Antonelli, ha messo in evidenza un gioiello del made in Italy come I Moon Boot di Tecnica, i dopo sci, nelle sale cinematografiche di tutto il mondo esce il film sulla rivalità Borg McEnroe.

E per singolare coincidenza il film arriva mentre a Milano si gioca il torneo Next Gen dedicato ai nuovi giocatori. Lanciato da una cerimonia vagamente pacchiana e offensiva, Next Gen è diventato in fretta un successo di Coni e Federtennis perché Diego Nepi, il direttore del marketing del Coni, ha realizzato a Milano Fiera a Rho una arena come si possono realizzare oggi: dove c’è già uno spazio, e spingendo al massimo sulla creatività grazie a un uso intelligente di suoni e luci. Risultato, un ambiente avvolgente per tutti, e a fondo campo l’immagine della facciata della Scala come richiamo.

Insomma, il futuro ce lo siamo preso proprio mentre ci rubavano la storia. Guardate bene le foto pubblicate con l’articolo. Gran lavoro di casting della produzione: Borg assomiglia a quello vero, un McEnroe altrettanto verosimile era invece difficile da trovare. Sulle tute che indossano i giocatori non ci sono dei marchi che, all’epoca, erano parte della storia: Fila per Borg (che oltre tutto indossavano anche scarpe made in Italy, Diadora per la precisione), Sergio Tacchini per McEnroe. In quegli anni in cui il fashion sportivo non era ancora dominante, l’Italia aveva i testimonial migliori.

E bisognerebbe ricordarsi la storia, non tanto per sottolineare il fatto che le due aziende sono oggi in mano straniera , con il tentativo di Tacchini di tornare pienamente italiana (curioso: hanno sede a pochi chilometri di distanza l’una dall’altra, Piemonte per entrambe), quanto piuttosto per avere consapevolezza che tra i nostri tesori sportivi c’è anche la produzione di abbigliamento tecnico (e, come detto, di scarpe). Come avevano uno stile preciso in campo, Borg e McEnroe, così erano riconosciuti al volo per quello che indossavano: polo con striscia unica orizzontale alle spalle McEnroe, polo con tante strisce verticali leggere Borg. Non avevano ancora inventato lo storytelling all’epoca, ma vedere la locandina del film senza i marchi fa uno strano effetto.

Ecco perché viene il sospetto che siamo complici del furto: il silenzio sulla vicenda è lo stesso silenzio distratto che circonda il mondo delle aziende che producono per lo sport che pure sono uno dei centravanti di sfondamento della nostra industria. Lo sport per primo dovrebbe avere piena consapevolezza che anche questi sono suoi successi, non solo quelli in campo. Lo sport per primo dovrebbe sentire l’urgenza di darsi un museo per raccontare e tramandare certe storie. Perché ce ne sono davvero tante, per fortuna nostra che le censiamo. Intanto, a parziale compensazione, succede che lo sponsor tecnico di Next Gen è Lotto. Lottiamo allora.

Luca Corsolini - Symbola

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