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di Luca Corsolini   

Nel 2017 Coca Cola festeggia 90 anni di attività in Italia. Se ne parla qui perché il 12 dicembre ci sarà un appuntamento speciale al Salone del Coni, a ribadire lo stretto legame tra Coca Cola e mondo dello sport. Addirittura ci sono discipline che sono nate in Italia con e grazie alla Coca Cola, basta ricordare l'intuizione del manager Consonni di fare squadra con un dirigente illuminato come Tricerri per far decollare il minibasket. Erano altri tempi, facile dirlo, ma oggi quello che era uno slogan, e una filosofia comunicativa precisa dell'azienda, Dove c'è sport, c'è Coca Cola, è diventato un suggerimento preciso che si legge Dove c'è sport, c'è sviluppo. Uno sviluppo che può assumere molte forme.

Ci sono amministrazioni che si impegnano, per un anno, a essere Città Europee dello Sport, senza che questo si traduca in grande visibilità all'esterno, ma proprio la lunghezza del programma diventa un messaggio preciso condiviso con il territorio: una buona semina sportiva dà frutti a tutti. Pesaro, ad esempio, città Europea dello sport nel 2017, anche per una sua ricca tradizione specifica nel basket, ha lavorato per far capire quanti e quali sono i vantaggi del gioco di squadra: la Bicipolitana, che si sviluppa in più di una linea, è un assist agli albergatori che possono allungare la stagione ben oltre l'estate; l'attività di base nei quartieri è diventata un modo per monitorare più e meglio i diabetici, dunque fare prevenzione contro la malattia più cittadina che c'è. Nel 2018 le città europee dello sport saranno San Remo, Forlì, Foligno e Bassano del Grappa.

Ma è tutto il territorio che si sta muovendo. La Fidal, la federazione atletica leggera, che pure non ha al momento grandi risultati in ambito sportivo, è per spinta del suo segretario generale Fabio Pagliara, il soggetto più attivo. L'ultima proposta la Bandiera azzurra, riconoscimento che saà 'meritato da quei comuni che si doteranno di percorsi per la corsa e pure per camminare. È un progetto con suoi risvolti anche economici. Restando all'ambito turistico di cui abbiamo parlato, e senza scadere nel pruriginoso, il suggerimento è quello di rendere disponibili negli alberghi camere a ore, più facilmente giustificabili se si parla di running rooms necessarie per chi, in trasferta di lavoro, o anche solo fuori casa, ha bisogno di farsi una doccia prima di tornare al lavoro.

Soprattutto, si può parlare di territorio perché da Livigno alla Calabria, letteralmente, amministrazioni locali di ogni colore e tipo stano investendo nello sport. Investendo, è opportuno ripetere. La Calabria è una vera e propria palestra a cielo aperto: è una evidenza per tutti, o quasi, ma leggerlo su documenti della regione fa un certo effetto. Potenza, forse, del consiglio del New York Times che ha inserito la regione tra i luoghi da visitare quest'anno. Spiagge, borghi, paesaggi, ma anche il kytesurf che nemmeno l'attivismo del Comitato Olimpico Internazionale ha fatto diventare disciplina parte dei Giochi ma che ha praticanti in tutto il mondo: per loro, Calabria vuol dire Mondiali nel 2016 a Gizzeria, un bel ricordo che si può sempre rinfrescare andando a guardare i video su YouTube che è il canale tv ufficiale, non ancora riconosciuto da tutti, vero motore del turismo sportivo.

Però è facile fare un test: parlando di Calabria viene in mente il Crotone, qualcuno ricorda la Reggina, la Viola nel basket, il volley con Callipo a Vibo Valentia. Chi poteva rispondere che Calabria si declina anche con vela, trekking, rafting, arrampicata sportiva ( questa sì disciplina olimpica, da Tokyo)?

Altro esempio: Livigno. Che quella sportiva sia una strategia precisa del presidente dell'Atip Luca Moretti lo dice il fatto che il centro sarà Comune Europeo dello Sport 2017, ultimo anello di una collana in cui le altre perle sono gli impianti sportivi aperti anche fuori stagione, per ogni tipo di sci, e la vocazione come centro di allenamenti in altura, non solo per Federica Pellegrini e altri nuotatori ma anche e soprattutto per tutti quelli che oggi praticano uno sport e vogliono il meglio secondo logiche, tempi e luoghi social: strutture disponibili 24 ore al giorno, e tutto l'anno. Perché se non ci sono più le mezze stagioni nella vita di tutti i giorni, figuriamoci se ci sono in quel mondo sempreverde che è lo sport.

Il turismo sportivo può e deve essere motore di un Rinascimento del Paese secondo un decalogo che qualcuno dovrà codificare prima o poi: rispetto del territorio, dunque sua valorizzazione e non sfruttamento; creazione di posti di lavoro qualificati e da qualificare con una offerta formativa; rapporto più stretto, nell'interesse comune, con il mondo sportivo.

Luca Corsolini - Symbola

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