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Il design è sempre più al centro del dibattito sulla contemporaneità, anche per i numeri raggiunti dal settore in Italia – in crescita per numero di imprese di cui deteniamo il primato europeo, occupati e fatturato. La sostenibilità si afferma come mantra di ogni processo che coinvolge il progetto, il pensare e il produrre, alla luce delle richieste del mercato, trainato da una domanda sempre più attenta a stili di vita e di consumo sostenibile. Il trend investe molti settori della manifattura, coinvolgendo un numero crescente di designer: dall’arredo alla moda, fino all’automotive, settore in cui è cruciale per ridisegnare l’auto del futuro, elettrica e autonoma. Il design italiano, inoltre, sta vivendo un processo di aggregazione, orizzontale e verticale, a partire dal settore del legno arredo, in risposta a un mercato che va oltre il prodotto, a favore di soluzioni integrate, possibili grazie ad approcci interdisciplinari. Infine, in un epoca in cui sempre più robot entrano nelle case e nei luoghi di lavoro, il design gioca un ruolo fondamentale perché le macchine siano sempre più user-friendly e sicure.

Nel 2019 si celebrano 100 anni dalla nascita del Bauhaus, scuola e movimento fondati a Weimar da Walter Gropius, nati dalla fusione delle due scuole di Arte (1860) e Arti Applicate (1907). Nel suo Manifesto, l’architetto berlinese spiega l’urgenza di dare una nuova impostazione all’insegnamento: Bau-Haus, la casa del costruire, dove si forma il cittadino dell’età moderna. La Scuola promuove il ritorno a competenze empiriche artigianali, con il supporto delle nuove tecniche, della conoscenza artistica e di una preparazione libera dalla dittatura degli stili. Che cosa rimane oggi di quel movimento che ha profondamente caratterizzato il XX secolo? Siamo tutti figli del Bauhaus? E non suonano più che mai attuali oggi quelle esortazioni a “pensare il mondo (in modo) nuovo”? Il design è sempre di più al centro del dibattito sulla contemporaneità, anche per i numeri raggiunti dal settore nel nostro Paese. Nel 2017, le imprese del design italiano risultano le più numerose dell’area comunitaria — più di 30mila — e offrono impiego a 50.226 lavoratori. Rispetto all’anno precedente, crescono sia occupati (+1,9%) sia imprese (+5,6%), che fatturato (3,8 mld di €) a un ritmo superiore alla media comunitaria (+0,9% contro +0,6%)2. È l’Italia che sa di futuro. Lo confermano il successo della XXII Esposizione Internazionale della Triennale, l’inaugurazione del primo Museo del Design italiano, sempre alla Triennale di Milano, e il successo del Salone del Mobile, in Italia e all’estero, che ha registrato il 12,5% di presenze in più rispetto all’edizione omologa di due anni fa. A dimostrazione dell’attrattività di Milano, arriva la scelta di colossi mondiali dell’hi-tech, come Huawei, di aprire qui un centro R&S focalizzato su design e fashion, elementi distintivi del made in Italy.

La sostenibilità si afferma ormai non solo come mantra di ogni processo che coinvolge il progetto, il pensare e il produrre, ma anche come coscienza e sensibilità che nessun designer può ignorare, in ogni fase del processo di creazione. La centralità di questo tema si spiega anche alla luce delle richieste del mercato, trainato da una domanda sempre più attenta a stili di vita e di consumo sostenibile. Il trend investe molti settori della manifattura, coinvolgendo un numero crescente di designer: dal legno arredo all’automotive, fino alla moda. D’altronde, il ruolo del design per la competitività è ancor più accentuato, se si considera il connubio con la green economy. Basti pensare come, nella distinzione tra imprese, il vantaggio a favore di quelle che investono in tecnologie green, puntando simultaneamente sul design, raggiunge i 21 punti percentuali in termini di addetti — il 42,0% delle imprese green e design oriented dichiara un aumento dell’occupazione, contro il 21,0% delle imprese inattive sui due fronti — 18 punti in termini di fatturato (46,0% contro 24,0%) e 17 punti in relazione alle esportazioni (44,0% contro 27,0%).

Centralità evidente per le aziende del legno arredo. Collezioni nate dal riuso e dal riciclo, sharing di oggetti e manufatti, economia circolare – sostenibile è anche bello, oltre che buono. Al Salone del Mobile e al Fuorisalone, nella settimana più intensa per il popolo globale del design, non si è parlato d’altro. Rossana Orlandi lancia il progetto “Guiltlessplastic”, una missione per sensibilizzare all’uso e al riuso consapevole della plastica, invitando tutta la comunità del design a un concorso internazionale di progettazione e a una grande mostra per promuovere l’uso della plastica riciclata. Tanti i nuovi prodotti realizzati con materiali innovativi. Oltre alla sedia in magnesio Vela di Magis, riciclabile al 100% e più leggera del 30% rispetto all’alluminio, Kartell presenta il primo mobile realizzato con bio-plastica di Bio.ON, lo storico Componibile disegnato nel 1967 da Anna Castelli Ferrieri; Breath materiale tessile in grado di assorbire le sostanze inquinanti presenti nell’aria, realizzato da Anemotech, società che sviluppa tecnologie per il benessere delle persone e collabora con Tecno nel design per l’ufficio; i pannelli fonoassorbenti della nuova lampada Poly Esago Soundless, realizzati con licheni naturali dall’azienda illuminotecnica Olev. Infine, la sostenibilità è al centro anche del Salone Satellite – 550 esordienti si sono misurati con il tema Food as a design object, immaginando il cibo come un oggetto di design, ripensandone i metodi di produzione, imballaggio, trasporto e consegna, in relazione all’impatto sull’ambiente e ai cambiamenti climatici. Il design sta inoltre ridisegnando anche l’auto del futuro, che sarà elettrica e autonoma.

L’obiettivo è dare una nuova forma a spazi che si liberano dagli ingombri dei motori attuali e alleggerire il veicolo con materiali innovativi. Dallara, ad esempio, costruttore delle scocche delle auto della Formula E, il campionato mondiale delle auto elettriche, ha realizzato una scocca in fibra di carbonio robusta, compatta e molto leggera. GFG Style (Giugiaro) ha presentato al Salone di Ginevra 2019 Kangaroo Concept, tra i primi suv sportivi a propulsione elettrica, con telaio in alluminio e carrozzeria in fibra di carbonio. In occasione dello stesso Salone, IED Torino ha collaborato con Honda Design per disegnare il veicolo elettrico ideale per i giovani del futuro. Si chiama Battista la prima hypercar di lusso al mondo completamente elettrica progettata da Pininfarina, la più potente e veloce mai progettata in Italia. Carrozzeria leggerissima e resistente in fibra di carbonio, ha una potenza che raggiunge i 1900 CV e un’accelerazione 0–100 km/h in meno di due secondi, da far invidia alle monoposto di Formula 1. Zagato, invece, ha recentemente creato, assieme a 2getthere del Gruppo ZF, una navetta elettrica dalla forma futuristica e dagli interni lussuosi, senza guidatore, che si muove lungo una banda magnetica con fermate prestabilite. Le navette sono già operative in diverse città del mondo, come Masdar City, Abu Dhabi, Dubai. Infine, anche i designer che progettano nel mondo del tessile si misurano oggi con tematiche green, alla ricerca di una moda più sostenibile. Basti pensare all’azienda tessile Bonotto che, dopo anni di investimenti in design e sostenibilità, si è aggiudicata il primo premio al Greencarpet Fashion Awards 2018, nella categoria Sustainable Producer, con il filato Plastic Garden, realizzato con oltre 300kg di plastica riciclata ottenuta dalle bottiglie di uso comune. Oppure all’interessante servizio di e-commerce a livello internazionale lanciato sul suo sito da C.L.A.S.S. (Creativity Lifestyle And Sustainable Synergy), per offrire a fashion start-up, designer emergenti e studenti di moda, materiali sostenibili di ultima generazione prima appannaggio esclusivo di grandi brand e retailer.

Il mondo del design italiano sta, inoltre, vivendo un processo di aggregazione, orizzontale e verticale. Se da un lato cresce il numero delle fusioni, in particolare per quanto riguarda il mondo del Food e dell’Arredo-Design5, come dimostra la nascita di Design Holding, il polo italiano del design, oggi maggior gruppo europeo nel settore di alta fascia, la crescita delle acquisizioni va letta anche come risposta a un mercato caratterizzato da una logica interdisciplinare che va oltre il prodotto, a favore di soluzioni integrate e di una verticalizzazione della produzione. Nel mondo dell’arredo-design, ad esempio, predominano ibridazione e contaminazione tra gli spazi abitativi e gli arredi, e tra le aziende, che producono mobili destinati a usi differenti. Basti pensare alla trasversalità espositiva di S.Project, l’innovativo format del Salone del Mobile che supera le tradizionali divisioni merceologiche, all’evoluzione di Workplace 3.0 verso un ufficio sempre più smart e diffuso negli spazi pubblici — dalle aree lounge degli aeroporti all’hotellerie e alla ristorazione — o al successo dell’outdoor, vista la fluidità dei confini tra spazi interni ed esterni, merito di nuovi materiali più resistenti, performanti ed esteticamente più ricercati.

Ulteriore tema che sta investendo il mondo del design sono le tecnologie che entrano in relazione sempre maggiore, e migliore, con le persone attraverso il design creativo, sia perché i robot entrano nelle case e nei luoghi di lavoro, sia perché si occupano della cura e del loro benessere. Nel campo dell’assistenza alle persone, ad esempio, i robot, sempre più umanizzati, assumono un aspetto confortante per l’utente che dovrà interagire con la macchina. I dispositivi protesici diventano più simili alle parti del corpo che vanno a integrare, garantendo maggiore precisione del gesto, comfort e resa estetica. Nelle fabbriche, invece, non si parla più di robot ma di cobot, macchine collaborative che svolgono lavori al fianco degli umani, sollevandoli dai compiti più ripetitivi e gravosi, progettate per essere “user friendly” e garantire la massima sicurezza agli operatori. Tra gli istituti di ricerca italiani più attivi nel campo della robotica, per esplorare la relazione uomo-macchina, vi sono il Sant’Anna di Pisa, che di recente ha stretto un accordo di collaborazione con l’Isia di Firenze per sviluppare progetti di biorobotica, e l’Istituto Italiano di Tecnologia.

E così, per tornare al Bauhaus, la scuola che univa arte e tecnica, sì, siamo tutti figli di questo grande movimento, ma siamo anche debitori a un grande architetto e designer come Alessandro Mendini, scomparso il 22 febbraio di quest’anno a 87 anni, protagonista di una vera rivoluzione del design, voce fuori dal coro, in grado di affascinare produttori, come Alessi o Bisazza, e coinvolgere altri architetti, come Robert Venturi, Ettore Sottsass, Achille Castiglioni, Riccardo Dalisi. Creatore di un universo di oggetti dotati di contenuti emozionali e spirituali, esortava i giovani designer a intuire la filosofia dell’epoca che stava per nascere, diversa da quella di oggi nelle sue ipotesi di comportamento, e a non chiudersi in una involuzione vischiosa che sembra accettare, ma che di fatto esclude, la diversità e la novità.

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