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di Luca Corsolini   

Invece del solito tormentone, un evergreen della musica italiana. Bisogna scegliere la colonna sonora giusta per andare in vacanza e una canzone dei Mattia Bazar è quella adatta a sospendere temporaneamente l’uscita di Made in Sport. C’è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai.

Appunto non potendo, e neanche volendo, fermare il mondo dello sport, ci fermiamo noi qualche settimana, restando di fronte a questo iceberg che per quanto riguarda la parte emersa ci deve svelare a breve due notizie: la città italiana candidata per i Giochi Invernali del 2026, scelta diventata difficile per il Coni per appetiti politici mascherati dietro la richiesta di un evento low cost; l’impatto di Cristiano Ronaldo non sulla Juve che è tanto in salute da essercelo permesso ma sul calcio italiano che invece non è altrettanto ricco, non ha uguali bilanci e neanche uguale progettualità .

Ma noi di questo iceberg che è lo sport italiano abbiamo sempre raccontato la parte sommersa e quasi 60 puntate della rubrica stanno per diventare una storia unica, un’indagine su questo distretto che in realtà è allungato su tutto il Paese.

Abbiamo scelto 50 casi, ne avremmo potuti raccontare il doppio, forse il triplo: non è stato difficile scegliere, sarebbe stato difficile giudicare perché in un mondo abituato a ragionare coi numeri ogni giocatore, per restare in una metafora calcistica, è un possibile titolare.

Buoni fatturati, spesso in crescita; grande impegno nella ricerca e anche nella difesa della propria tradizione; il coraggio di sfidare il mercato e pure di ascoltarne i suggerimenti per trovare delle nicchie di successo.

Giusto fare qui un nome di cui abbiamo parlato in Made in Sport e che invece non compare nella ricerca perché Grivel, l’azienda aostana che realizza tutto quanto serve all’alpinismo e all’arrampicata sportiva, declinando il tutto a partire dall’amore per la montagna, come dimostra il fatto che lo stabilimento è alimentato da energia sostenibile, compie nel 2018 la bellezza di 200 anni.

Non c’erano le Olimpiadi nel 1818, non si giocava ancora a calcio e, per dire la verità, non era ancora una azienda sportiva la Grivel, come è poi diventata, ma è proprio lo sport il binario che ha permesso un viaggio tanto lungo e pure di successo. Nel settore tutto conoscono Grivel, per tanti italiani il marchio è una scoperta. C’è tutto un mondo intorno che gira ogni giorno e che fermare non potrai.

Luca Corsolini - Symbola

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